AUTOBIOGRAFIA

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RICORDI SCOLASTICI SANREMESI
JOLANDA BALAS ED ATLETICA SCOLASTICA SANREMESE

Siccome negli anni '50/'60 a scuola praticavo ed amavo il salto in alto, seguivo con interesse e ammirazione Jolanda Balas che considero la più grande atleta e saltatrice di tutti i tempi. Saltava con la “sforbiciata” ed ha ottenuto il primato del mondo con metri 1,91 il 16 luglio 1961.

Io saltavo pure con la "sforbiciata" e a 15 anni ho saltato un metro e cinquanta centimetri ma con il “calcio di rana”. Vincenzo Buscaglia (detto Enzo), molto più basso di me (sarà stato alto un metro e sessanta), saltava con lo stile frontale ottenendo buoni risultati mentre Gian Marco Schivo (non era della mia classe) con il "ventrale" raggiungeva i due metri. Schivo si allenava professionalmente, ricordo che saliva saltellando per le scale del costruendo tribunale con il bilanciere carico di pesi sulle spalle: ha poi raggiunto i 2 metri e 17 centimetri. C'era il prof. Vittorio Bertellotti, campione regionale degli 800 metri, nostro docente di educazione fisica per qualche anno, che ci "allenava" sia durante le lezioni sia in qualche pomeriggio.

Mi piacevano tutte le discipline dell'atletica e vinsi la gara di classe-istituto dei mille metri battendo il velocissimo amico Gaspare Dato in una volata memorabile di circa 500 metri sul rettilineo della passeggiata Trento e Trieste (i primi 500 metri li corremmo trotterellando fino al "giro di boa").

Il lancio del disco lo “praticavo” sulla spiaggia dei Tre ponti dove lanciavo le pietre piatte in mare.

In classe per un certo periodo ho avuto anche la romana Maria Nasuelli (o Anna-Maria Nasuelli nata il 19 luglio 1947; dopo il diploma si iscrisse alla facoltà di Lingue straniere), campionessa di tennis della quale ricordo un episodio: la professoressa di italiano (brava donna) le disse – a causa del disturbo che creava continuando a chiacchierare anche se già ripresa - che era maleducata e lei le rispose che non era vero perchè i suoi genitori l'avevano educata bene e non male e quindi caso mai doveva dirle che era ineducata senza offendere i suoi genitori. La professoressa, presa in contropiede e basita, incassò e non replicò.

Altri “campioni sportivi” della mia classe sono stati: Alberto Bertellini (detto Berto, mantovano con un torace più grande di quello di Luciano Pavarotti, che gettava il peso ad una distanza irraggiungibile per i compagni) e Danilo Moschetti (il ricciol biondo da Borello che sembrava fosse sempre addormentato mentre era il più grande scattista: alto ed elastico come gli attuali velocisti giamaicani).

L'educazione fisica per noi era prevalentemente l'atletica (facevamo anche marce, esercizi a corpo libero e qualche gioco di squadra) che praticavamo sia in palestra sia all'aperto nel campo della G.I.L. e nei giardini di Villa Ormond: ci divertivamo molto.

P.S. Enzo Buscaglia saltava a pesce di testa ed il professore non voleva perchè, con i tappeti in fibra di cocco, rischiava di rompersi l'osso del collo...

La gara dei mille metri piani che vinsi, credo quando ero in seconda o terza superiore, non l'avevamo mai corsa, partimmo lentissimi e questo mi andava molto bene perchè temevo mille metri tirati con calciatori come Dato, Ghersi, Pattone che oltre essere veloci erano resistenti. Al giro di boa lanciai la volata, mi misi in testa e non mi raggiunsero più perchè una volta lanciato sui quattrocento ero difficilmente superabile.

Nelle classi che ho frequentato in corso Felice Cavallotti vi erano tanti “atleti” oltre quelli sopra nominati, fra i quali è giusto ricordare:

Se aggiungiamo Enrico Arneri pavese alto 180 cm. non si può dire che fossimo un gruppo di piccoletti.

Dimenticavo: io sono alto 180 cm.

Sanremo, 19 agosto 2009

P.S. Anche Patrucco (divenuto pilota dell'Alitalia, mentre Palermo diventò pilota elicotterista dell'Aeronautica militare) era alto 180 cm.

Sanremo, 22 agosto 2009

P.S. Pure Renzo Gianfelici, cuneese di Cherasco mio carissimo amico e compagno di banco nel triennio iniziale delle superiori, era alto più di 180 cm.: era bravissimo nei 110 ostacoli che superava piegando la gamba sinistra di 90° come Eddy Ottoz. Con lui ho giocato tante partite a biliardo a “stecca” (con tre biglie e cinque o nove birilli birilli con varianti come quella di rialzare e mettere i birilli caduti nel punto di caduta e non nella posizione originaria del castello) e a boccette al bar Cristallo di Corso Garibaldi.

Bardolino, 1° ottobre 2009

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RICORDI SCOLASTICI SANREMESI
"SCIENZA DELLE FINANZE" E VARIE

All'incirca nel 1962 mentre mi trovavo in corso Felice Cavallotti nei pressi della scuola feci una discussione col mio compagno di classe Giuseppe Ghersi, detto Pino, sul prelievo fiscale. Egli sosteneva (comunisticamente) la validità del principio della capacità contributiva previsto dall'ordinamento giuridico italiano mentre io sostenevo (liberalisticamente) il principio dell'imposizione basata sulla prestazione. Cioè ritenevo ingiusto che per avere gli stessi servizi (strade, difesa, istruzione, illuminazione, ecc.) si dovessero pagare importi diversi (come se il panettiere praticasse prezzi diversi a seconda della tipologia dei clienti). Ritenevo che tutti i cittadini dovessero pagare lo stesso importo a prescindere dal reddito (solo per necessità sociale generale si poteva imporre un prelievo fiscale su tutto il reddito con aliquota fissa non progressiva, ma era una forzatura del principio prelievo/prestazione). Ovviamente restavano le tasse (pagamento dei servizi diretti) come elemento aggiuntivo. Ritenevo, inoltre, che la previdenza ed il servizio sanitario non fossero di competenza pubblica. Si poteva imporre un minimo di contribuzione previdenziale per impedire che i furbi non risparmiassero e poi chiedessero una pensione per lo stato di indigenza.

L'imposizione fiscale mi coinvolgeva molto perchè era un problema di famiglia in quanto tutti e sei discutevamo, specialmente durante i pasti, delle attività economiche (mia madre faceva la grossista, mia nonna la negoziante, mio padre l'ambulante e le precedenti due attività, noi figli davamo una mano in tutto). Il pagamento di I.G.E., Dazio, Ricchezza Mobile ed Imposta Complementare mi vedeva protagonista in prima persona. Andavo all'ufficio del Dazio per la bolletta di Uscita e poi per quella di Vendita con relativo pagamento. Compilavo le fatture e mettevo le marche dell'I.G.E. Quando ero diventato maggiorenne o quasi mio padre mi mandava all'Ufficio delle imposte per discutere dell'Imposta complementare. Le imposte erano una battaglia continua. C'era pure l'Ufficio igiene e poi introdussero anche la previdenza e l'assistenza sanitaria obbligatorie. Insomma c'era sempre da pagare...

Ovviamente io risentivo della libera attività economica che svolgevamo senza aiuto alcuno. Vendevamo moltissimo a prezzi imbattibili basti pensare che un giorno a Ventimiglia tagliai a pezzi tredici forme di parmigiano vendute prevalentemente alle francesi (qualcuna ci portava pacchetti di caffè ed enormi stecche gialle di cioccolato fondente Suchard da rivendere) ed una notte scaricai trecento forme di parmigiano da un camion proveniente da Reggio Emilia: il camionista stava sul pianale e mi passava la forme sul bordo del camion che era posizionato vicino al marciapiedi di fronte al magazzino dell'ex bar Messico, io le prendevo in ispalla e le posavo sul pavimento facendole rotolare fino alle “scalere” dove mio padre le prendeva e le sollevava fino al ripiano dello scaffale. In mezz'ora, al buio ed in silenzio, abbiamo scaricato e sistemato le trecento forme di parmigiano da trenta chili ciascuna. Era esaltante lavorare in quel modo con notevoli “scariche di adrenalina”. Portavo anche le mezze forme di parmigiano ai negozianti sanremesi sull'anca sinistra per non usare il passeggino di mia sorella che invece usavo quando andavo alla stazione per prelevare qualche cassetta di burro che arrivava dal caseificio Mori di Roverbella o le caciotte toscane che giungevano da Lucca. In via Corradi qualche donna ridacchiava vedendomi spingere il passeggino da bambini con sopra le confezioni di formaggio e provavo un po' di vergogna e allora procedevo più velocemente. I clienti ed colleghi di mercato ci stimavano ed ammiravano perchè battevamo tutti sui prezzi (il miglior parmigiano lo vendevamo a settantacinque lire all'etto con taglio parziale di crosta mentre gli altri lo vendevano a novanta o cento lire). I colleghi li chiamavamo per soprannome anche perchè non sempre ne conoscevamo il cognome: Cuneo (veniva da Mondovì), Severino (originario di Reggio Emilia), Magaletto (romano), Reggio (emiliano che abitava ad Arma di Taggia), Bruno (mantovano), tutti erano in coppia con la moglie: solo mio padre e Magaletto (con il figlio Tito e l'altro biondo attore di fotoromanzi) avevano l'aiuto dei figli. Che fatiche, che freddo d'inverno...! Come potevo essere comunista ? Perchè dovevo stralavorare per gli altri ? Chi guadagnava meno era meno bravo, meno veloce, meno forte, meno attivo. Mio padre talvolta di domenica faceva il mercato a Ceriana. I clienti facevano la coda per comperare da noi perchè praticavamo i prezzi più bassi di tutti. Mio padre andava di persona a comperare il parmigiano nel Mantovano od in Emilia mentre i colleghi ed i negozianti lo comperavano dai rappresentanti (mio padre vendeva parmigiano anche a qualche rappresentante perchè questi lo pagava più caro). Mio padre era un grande commerciante: rimasto orfano nel 1917 all'età di tre anni, andò con la madre a Birbes da suo zio Guglielmo il quale, pur avendo due caseifici, andava a vendere il formaggio che produceva in giro per i paesi. Dallo zio ha imparato a conoscere il parmigiano e a venderlo. Erano tempi duri, sua madre (mia nonna Teresa) mi raccontava che sua suocera la dava a pranzo “mes-ovo”, poi mia nonna trovò un'abitazione ed un negozio di alimentari in affitto a Roverbella che poi comprò da un signore di Mantova. Mio padre andava talvolta da suo zio Guglielmo e da suo cugino Ciro. Io sono nato in casa a Roverbella alle ore 23.00 del 6 gennaio 1947. Nella stanza dove nacqui, il mattino successivo il “bocal dal pis” era ghiacciato !

Erano tempi eroici. A Pozzolo (frazione di Marmirolo), dove ci trasferimmo nel 1949 perchè mio padre affittò i due negozi e la casa di Roverbella per fare l'ambulante (attività che aveva nel sangue), non avevamo il gabinetto (si andava dietro la stalla del vicino nonno del mio amico di asilo Sergio) e l'acqua dovevamo andare a prenderla al pozzo. C'era una sola lampadina in cucina.

La mattina del 10 marzo 1955 ci trasferimmo a Sanremo. Mio padre, dopo una moderata vincita al Casinò, aveva stipulato un vitalizio per l'acquisto di un appartamento e due magazzini con un negoziante sanremese di via Feraldi. Eravamo partiti da Pozzolo il pomeriggio precedente, viaggiato tutta la notte in macchina senza autostrade (non c'erano). Ci fermammo all'inizio di via Martiri della Libertà 19. Vidi passare delle donne con delle larghe ceste in testa piene di frutta e verdura che si dirigevano al mercato: non le tenevano ferme, avevano uno straccio a forma di ciambella posto fra la testa e la cesta: erano le camalle. Poi salimmo in casa e rimasi impressionato dal bagno: c'erano i rubinetti, la vasca con la doccia, la tazza del WC ed il bidet. Non sapevo come usarli. Che mondo diverso. Quando andai alla scuola elementare di via Volta mio padre volle che portassi al maestro Edoardo Hafner un pacchetto di burro come da tradizione contadina. Una volta il maestro (era un “armadio” istriano come Giovanni Raicevich che ci raccontò spezzasse con due dita lo spigolo di marmo di un tavolo) chiese pubblicamente a tutti gli scolari che mestiere facessero i loro genitori: io risposi il “furmaier” provocando l'ilarità dei miei compagni. Il maestro li redarguì e tradusse il termine in italiano. A Pozzolo i putlet parlavano solo in dialetto mantovano e nessuno aveva mai chiamato mio padre formaggiaio. Nella scuola elementare ero il più forte di matematica e nelle superiori sono sempre stato il primo della classe. Per un periodo (nel triennio finale) andavo a letto alle 14.00 e mi svegliavo alle 22.00 per studiare nel silenzio tutta la notte. Mi mettevo nello studio (allora mia madre aveva comperato anche due appartamenti adiacenti) per dedicarmi al latino, al greco, alla filosofia, alla glottologia indoeuropea, ecc. perchè frequentavo il corso sperimentale per Periti Aziendali e corrispondenti in lingue estere e non volevo studiare Economia e commercio che mi “usciva dalle orecchie” ma diplomarmi al liceo classico. Andavo a scuola un giorno sì ed uno no perchè era una perdita di tempo in quanto i professori spiegavano giustamente quello che c'era scritto sui libri di testo ed io studiavo gli argomenti per conto mio tanto che ero sempre avanti di un mese sulle spiegazioni. Mi diplomai all'Istituto Ruffini di Imperia con tutti otto e nove in Tedesco e Matematica ma sette in Educazione fisica (avevo risposto bene alle domande del commissario di Imperia e avevo saltato altrettanto bene la misura fissa di 120 cm. con stile “ventrale”. Fosse accaduto adesso avrei fatto ricorso perchè ritengo che quel docente fosse un “fisico” che non amasse gli “intellettuali”). Credo di essermi classificato primo in tutta la provincia per tutti gli ordini di scuola e ci rimasi male quando vidi un articolo sul Corriere di un ragioniere barese che aveva ottenuto tutti 10: avrei voluto confrontarmi con lui. Comunque sono stato sempre orgoglioso dei miei mezzi e all'università quando mi laureai (feci convocare la commissione i primi di luglio mentre volevano che discutessi la tesi in settembre: dopo aver sostenuto tutti gli esami impiegai un anno per completarla e mi scadeva una domanda per presentare domanda di supplenza nelle scuole) il prof. Schizzerotto, mio relatore, mi chiese se volessi la lode avendo superato abbondantemente i 110 punti, gli risposti di NO.

Ritornerò su questi argomenti perchè un argomento tira l'altro e per il momento vorrei ricordare che a Sanremo dagli otto ai quattordici anni feci il chierichetto di monsignor don Pasquale Oddo parroco della basilica di San Siro che ho sempre ammirato e stimato e gli sono sempre affezionato. Con lui andavo a benedire le case, a dare l'estrema unzione e servivo tutti i giorni messa prima alle sei e quindici, dopo la quale aiutavo mio padre a caricare la macchina e ad aprire il negozio, quindi andavo a scuola in bicicletta: una volta giunsi con la grembiala.

Ritornando al commercio, sono contento che avessimo i clienti più risparmiosi (certe vecchine volevano mezzo etto di stracchino non di più) e quelli affaristi che compravano grossi quantitativi di salumi e formaggi per non regalare i soldi inutilmente ai concorrenti. Penso che abbiamo fatto del bene alla gente accontentandoci del giusto guadagno (lavoravamo sul grande giro d'affari anche se mio padre si lamenta ancora adesso per le tante multe pagate), cosa che mi è rimasta nel sangue quando mi sono dedicato all'insegnamento e alla direzione scolastica.


P.S. Per quanto riguarda Giuseppe (detto Pino) Ghersi, aggiungo che sebbene abitasse nella mia stessa via e suo padre svolgesse un'attività analoga a quella del mio all'inizio di via San Bernardo, non eravamo in sintonia: per esempio non condividevo il fatto che nell'intervallo scolastico sistematicamente andasse a "chiedere" sorridendo un pezzettino di sardena(i)ra a tutte le compagne di classe (quasi tutti i compagni rifiutavano non lasciandosi incantare dalle sue moine e dalle "insicure" promesse). Facendo la somma dei pezzettini, alla fine dell'intervallo aveva mangiato un pezzo quasi intero di sardenara. Lui diceva che l'avrebbe restituita ma la comprava pressochè una sola volta alla settimana e ne distribuiva circa mezza dopo averne mangiata a sbafo quasi cinque pezzi. Non ritenevo nè onesto nè corretto un simile comportamento: se era per problemi economici doveva avere la dignità come me ed altri compagni che talvolta non compravano per vari motivi la sardenara e non la scroccavano ai compagni e tanto meno alle compagne (il suo modo d'agire mi metteva in imbarazzo perchè un rifiuto poteva essere interpretato come mancanza di amicizia ed inoltre mi rovinava il gusto di mangiarmi in pace la sardenara. Era sempre vestito con giacca e cravatta: non era certo indigente.). Pino Ghersi rappresenta il tipo di comunista che maggiormente non sopporto, perchè espropriaristicamente vuole "la roba degli altri" che si sono guadagnata a costo di sacrifici. Ho notato che politicamente nel tempo non è cambiato essendosi candidato ripetutamente anche recentemente alle comunali per Rifondazione comunista.

Sanremo, 22 agosto 2009

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RICORDI SANREMESI: LA BICICLETTA E ALTRO

Circa nel 1959 a Sanremo mio padre mi comprò d'occasione una grossa bicicletta Legnano nera. Sebbene fosse molto pesante, aveva il cambio a tre rapporti e questo mi permetteva di andare anche in salita. La usavo per andare a scuola ma soprattutto per andare al mercato di Ventimiglia. Infatti il venerdì a Ventimiglia c'era molto da lavorare e quindi era bene che gli dessi una mano: capivo qualcosa di francese, tagliavo le forme di parmigiano, preparavo la carta ed i pacchi, facevo i conti, davo il resto, caricavo la “familiare” e smontavo il banco. Quindi, terminata la scuola, prendevo il filobus in piazza Colombo e andavo a Ventimiglia. Siccome il filobus mi faceva vomitare, allora mio padre mi comperò la Legnano con la quale arrivavo prima del filobus e risparmiavo il costo del biglietto. Legavo la cartella alla canna della bicicletta. Alla sera caricavamo la bicicletta sul portapacchi.

A Pozzolo non avevo la bicicletta: usavo qualche volta quella di mia madre ma era troppo grande, comunque è con quella che ho imparato ad andare in bici. Una volta a Sanremo ho usato la bicicletta da donna di una ragazza i cui genitori avevano una macelleria all'inizio di via Martiri di fronte alla nostra abitazione. Sebbene fosse più vecchia di me, aveva una forte simpatia nei miei confronti e quindi una volta mi prestò la sua bicicletta per andare urgentemente alla stazione (non avevo ancora la Legnano ed avevamo venduto le biciclette di Pozzolo perchè non usabili dagli adulti se non nei tratti pianeggianti). Quando fui a metà della ripida discesa di via Verdi, frenai e fece presa solo il freno anteriore: “come al circo” la bicicletta si alzò posteriormente e ruotando sulla ruota anteriore fece un giro di quasi 360° con me in sella. Mi sentii volare con la testa in giù e con le gambe e la ruota posteriore sopra di me. Finii sull'asfalto, ma non mi feci un graffio essendo atterrato di piedi.

Mi feci qualche abrasione quando in piazza Eroi saltai di corsa, come al solito, una catenella dei paletti stradali e vi rimasi agganciato con il piede di ritorno sebbene non fosse più alta di sessanta centimetri.

Non mi feci niente ma presi un notevole spavento quella volta che scendendo scivolando prono a cavalcioni della ringhiera di legno delle scale del mio palazzo caddi dal primo piano rialzato. Lo facevo abitualmente ed ho continuato a farlo fin che ero bambino. Fortunatamente non sono caduto sui gradini ma sul pianerottolo sul mio fianco destro. Ancora adesso quando passo da quelle scale non so capacitarmi come ho fatto a finire più di mezzo metro - rispetto alla perpendicolare – lontano dai gradini e dal punto dove avrei dovuto cadere senza urtare lo spigolo del gradino e senza sbattere la testa. Credo che una forza misteriosa – che ringrazio - abbia guidato la mia traiettoria che non è stata verticale ma obliqua o curva.
Siccome urlai, uscirono i vicini dagli appartamenti per vedere l'accaduto e anche mia madre, ma non ricordo se fosse allarmata e o se mi rimproverò.

Sanremo, 23 agosto 2009


P.S. Scivolai dalla ringhiera delle scale mentre di slancio mi lanciavo su di essa senza fermarmi ma andando dall'altra parte, cioè nella tromba delle scale. Avrei dovuto per effetto "centrifugo" finire con traiettoria parabolica all'esterno cioè sui gradini delle scale ed invece fui soggetto ad una forza "centripeta" che mi portò sul pianerottolo. Non rivelo quale fu la forza misteriosa.
Per inciso: cadendo non ho mai battuto la testa.

Caprino Veronese, 25 agosto 2009

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RICORDI SCOLASTICI – VALUTAZIONI E ALTRO

Dalla fine della seconda guerra mondiale sino alla riforma degli esami di Stato voluta dal ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer (Legge 425/1997 e D.P.R. 323/1998) le valutazioni fra “scuola dell'obbligo” e scuola secondaria di secondo grado erano molto differenti mentre ora numericamente sia di diritto sia di fatto sono omogenee.

Sino all'introduzione delle valutazioni qualitative nella scuola di base, i voti andavano dall'uno al dieci per tutte le scuole, però stranamente nella scuola elementare si ottenevano ed ottenevo anche dieci con lode mentre sulla scuola media e superiore il voto massimo si fermava all'otto, eccezionalmente qualche professore arrivava al nove ma mai al dieci. Qualche professore, oltre a distinguere gli errori rossi da quelli blu, scendeva nei compiti in classe (non in pagella) sotto zero.

SCUOLA ELEMENTARE DI POZZOLO. In prima elementare un giorno disegnai una bella mucca ben proporzionata e la mia vecchia severa maestra (veniva in Littorina da Mantova) mi accompagnò per tutte le classi della scuola per mostrare il mio disegno. Ero un po' imbarazzato perchè io disegnavo per me e non per mettermi in mostra nei confronti degli altri. Anche successivamente quando praticavo atletica mi interessava il risultato metrico o cronometrico ed il miglioramento che facevo e non la gara competitiva. Forse la maestra voleva dimostrare alle colleghe che era valida ed era soddisfatta di avere ottimi scolari. Quando veniva il direttore didattico gli faceva vedere i miei quaderni.


ASILO DI POZZOLO. Nel 1951 o 1952 frequentavo l'asilo comunale. Avevo una maestra grande e grossa ed una assistente. Quest'ultima aveva nella mia stessa classe il figlio Antonio che, poverino, era piuttosto bruttino (pelle rossiccia e un po' squamata, bocca semiaperta e denti accavallati, ecc.): era un bravo bambino simpatico e giocavo con lui come con gli altri bambini e bambine senza problemi. Un giorno la maestra portò a scuola un paio di orecchie d'asino pelose unite da un elastico. Fece una prova didattica e poiché il povero Antonio (che non era un'aquila) fece un “disastro” risultando il peggiore, lo punì mettendolo nell'angolo accanto alla lavagna girato che dava le spalle alla classe e con le orecchie d'asino in testa. Credo che si sia messo a piangere ed anche sua madre. La maestra in contemporanea con la punizione di Antonio mi elogiò perchè evidentemente avevo svolto molto bene la prova. Dopo qualche secondo la madre di Antonio prese all'improvviso senza un motivo apparente la mia orecchia destra, la torse e quasi me la staccò facendomi uscire il sangue all'altezza dell'attaccatura alla testa (porto ancora i segni di quell'aggressione). Intervenne la maestra. Credo che i rapporti fra maestra ed assistente non fossero dei migliori anche perchè anteriormente la maestra non aveva l'assistente. Non so cosa fece mia madre, ma credo che non successe nulla di giuridicamente rilevante e mi pare che dopo qualche tempo l'assistente sia stata allontanata anche perchè non era di ruolo pur avendo oltre quarant'anni (dove essere stata assunta quale supplente temporanea per darle da lavorare).

Se ero un bambino intelligente e anche piacente che colpa ne avevo se la pedagogia della maestra era pessima: mettere le orecchie d'asino al figlio dell'assistente di fronte alla madre e a tutti i bambini...? Ma erano altri tempi. Sta di fatto che essere intelligenti ed esteticamente gradevoli provoca invidie ed ostilità da parte dei meno dotati dalla natura (anche perchè purtroppo vi sono molte persone presuntuose che si vantano a scapito degli altri deridendoli e denigrandoli) ed è per questo che ho sempre cercato di evitare la frequentazione degli stupidi. Non a caso all'IBM quando formano i gruppi di lavoro cooperativi e non gerarchici cercano di comporli con persone di livello omogeneo che non siano troppo brave.

Lavorare con me è stato per taluni difficile specialmente quando erano abituati a relazionarsi con semplicemente discreti (avevano assunto quindi ruoli di una certa importanza), però le persone capaci hanno avuto la soddisfazione di avere un supporto adeguato (senza essere abbandonate a se stesse) e realizzare opere di grande perfezione. Ricordo che quando le elogiavo o le ringraziavo erano molto contente ed io pure perchè quando vedo una cosa ben fatta mi dà una sensazione di appagamento e benessere: è come ammirare un'opera d'arte. In conclusione: è bello lavorare in un gruppo di persone preparate.

Per quanto sopra scritto potrei sembrare immodesto, ma oramai, per l'età raggiunta, voglio finirla di essere timido altrimenti perchè mi sono sacrificato tanto? Ho lavorato bene e molto, mentre altri hanno lavorato meno di me ed hanno guadagnato di più... Ma i soldi non mi hanno mai interessato molto forse perchè mi sono sempre accontentato di quello che guadagnavo facendomelo bastare e che non vedevo nemmeno avendo lo stipendio accreditato direttamente sul conto corrente bancario. Non invidio quei commercianti che escono il mattino e non sanno quanto “porteranno a casa” e forse perderanno tempo, tasse, spese di trasporto, deterioramento delle merci... Quante volte la mia povera mamma ha mangiato i pezzi di formaggio che si erano accidentalmente schiacciati o formaggi che non si erano venduti e rischiavano di guastarsi o fondelli di salame...

Verona, 25 agosto 2009
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RICORDI SCOLASTICI SANREMESI
BAGNI DI MARE INVERNALI

Con i miei compagni di classe cuneesi Prette e Tosello in inverno talvolta andavamo in corso Imperatrice a Sanremo per fare il bagno (adesso lo chiamano “Cimento invernale”). Dopo averlo fatto avevo difficoltà ad allacciarmi le scarpe perchè con le dita intirizzite non riuscivo ad annodare le stringhe. Il giorno successivo andavamo a scuola con i nasi rossi e gocciolanti.

Un pomeriggio, credo un fatidico quattordici febbraio dei primi anni '60, andammo con mio fratello Italo (più giovane di me di due anni e mezzo) nella spiaggia libera di corso Imperatrice ed entrammo in acqua dai vicini bagni Paradiso. Il mare era molto mosso e marrone. I miei amici rimasero nella baietta delimitata dalle scogliere e protetta dalle onde mentre io, che avevo le pinne, uscii dallo sbocco. Poiché c'era una forte corrente che mi portava verso Genova decisi di non rientrare dall'imboccatura ma di salire sulla scogliera davanti alla spiaggia libera dove ci sono ancora alcuni blocchi di pietra di un antico porto romano. Attesi l'onda propizia che mi spinse contro gli scogli che però non afferrai bene perchè avevo le pinne che mi impedivano di far presa con i piedi. Quando l'onda indietreggiò mi portò sotto di cinque/sei metri e, sebbene sbattessi vigorosamente le pinne (ne persi una che pur essendo galleggiante non ritrovai più) non riuscivo a risalire a galla. Furono momenti terribili. Stava per mancarmi il fiato (non avevo fatto in tempo a riempire i polmoni d'aria) quanto il riflusso cessò e riuscii a tornare in superficie ormai senza ossigeno: riuscii ad aggrapparmi ad uno scoglio e salire in cima alla scogliera. Mezzo escoriato e contuso scavalcai la scogliera e scesi nella calma baietta. Spaventatissimo per il pericolo corso mi avviai verso riva quando vidi mio fratello che usciva dallo sbocco senza pinne. Fui preso da un profondo sconforto: non sapevo cosa fare e cosa avrei detto ai miei genitori ... (ero io che lo avevo invitato a fare il bagno). Dalla disperazione mi sentii svuotato e semisvenuto ma dopo pochissimi secondi vidi mio fratello che era salito sulla scogliera e che sbracciandosi mi salutava soddisfatto dell'impresa compiuta. Fui sollevato dal fatto che si era salvato e quindi mi fermai a guardarlo felice e sollevato sedendomi distrutto sulla sabbia. Mentre mi salutava giunse un'onda che superò la scogliera e lo investì alle spalle facendolo stramazzare fra gli scogli. Si procurò qualche contusione, ma era salvo.

La gente che in cappotto ci guardava dalla passeggiata non si rese conto della situazione ed era contenta e meravigliata. Alla Valentino Rossi, direi: che spettacolo, che avventure...! Ogni cosa a suo tempo ...! Se siamo ancora qui dopo quasi cinquant'anni significa che eravamo veramente forti ...!


Sanremo, fine dicembre 1965 - Bagni militari di corso Imperatrice
Italo Giacomazzi, Valentino Giacomazzi, Giacomo Tosello ed Eugenio Prette (da sx)

Caprino Veronese, 25 agosto 2009

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MUSICA E RICORDI SANREMESI:
IDEE (MOLTO) ALLA RINFUSA

La musica è l'arte che mi affascina maggiormente perchè è invisibile. La considero più difficile di tutte le altre. Come fanno i musicisti ad inventarsi i brani ? L'ispirazione è qualcosa di non controllabile: se ci si mette a comporre a comando non si è spontanei ed i temi sono fraseggi meccanici. Mentre le arti figurative hanno un riferimento reale, la musica no (raramente vi è qualche tema onomatopeico).

Fino all'invenzione delle registrazioni la musica non si poteva conservare. Suonare (bene) uno strumento è impegnativo ma è indispensabile per comprendere ed apprezzare la musica. Io ho cominciato con lo studio della fisarmonica con un professore contrabbassista dell'orchestra sinfonica di Sanremo (deceduto da qualche anno, prima di “andare in pensione”) e dopo un anno sono passato al pianoforte con la prof. Mirella Salesi fondatrice e direttrice della scuola Ottorino Respighi di Sanremo.

Le lezioni di fisarmonica andavo a prenderle sia alla Mater Misericordiae sia nell'abitazione del professore nei pressi di Villa Helios. Il prof. aveva un solfeggio velocissimo (sembrava Mina quando cantava "Brava"). Suonavo con una fisarmonica presa a noleggio. Quelle di pianoforte sia alla Mater Misericordiae (con pianoforte verticale) sia in via G. Garibaldi nell'abitazione della prof. (aveva appena comperato uno Steinway and Sons a mezzacoda). Se commettevo un errore dovevo ricominciare l'esecuzione da capo.

A casa per un anno o due ho suonato con un nuovissimo pianoforte noleggiato al Foyer della Musica in via San Francesco (ora chiuso). Poi mia madre mi comperò un pianoforte di proprietà di un giovane italiano - segnalatomi dalla prof. Salesi - circa ventiquattrenne costretto al rimpatriato dalla Tunisia all'epoca della rivoluzione algerina e dell'O.A.S. Ho ancora questo pianoforte al quale sono affezionato perchè ha un suono caldo, meraviglioso e con il quale ho suonato pezzi "introvabili". E' un rarissimo Geissler a corde incrociate con candelabri ed intarsi in radica. Vi è inciso “Cesar Trionfo – Tunis”. Mi ricordo il giorno che lo comperammo (c'era anche mia madre e la prof. Salesi) in un appartamento al primo piano di via G. Garibaldi vicino al Rondò: il giovanotto suonò “Il fabbro armonioso” di G. F. Haendel per dimostrare la bontà dello strumento. “Suonava ad orecchio”. Poi ebbi occasione di ascoltarlo nell'esecuzione della Rapsodia in Blu di G. Gershwin dalla Salesi alla quale si era rivolto per migliorare la propria impostazione. Quel giovane mi impressionò: “suonare ad orecchio”, senza spartito, senza sbagliare una nota, pezzi impegnativi significava avere un grande talento musicale. Mi dispiacque che forse dovesse vendere il suo pianoforte per motivi economici, ma mia madre glielo pagò molto bene: credo 500.000 lire come un'automobile Fiat 500. Con quei soldi poteva comperarne due e mezzo di nuovi ma semplici e squadrati, però mia madre amava il bello e l'elegante. Aggiungo che una esecuzione del “Fabbro armonioso” come quella che ascoltai quasi cinquant'anni fa non ho più avuto modo di risentirla: ho comprato dischi e “scaricato” file musicali, ma nessuno ha saputo “martellare” come quell'italo-tunisino che “suonava ad orecchio” e che non sapeva leggere le note musicali.

Convinsi il mio amico e compagno di scuola Giordano Massini a dedicarsi con me allo studio del pianoforte visto che era un super appassionato di musica classica (aveva una enorme raccolta di 33 giri). Assistevamo alle conferenze del maestro rumeno Rosenkranz (?) presso la biblioteca civica ed ai concerti dell'orchestra sinfonica al parco Marsaglia.


Caprino Veronese, 28 agosto 2009

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ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO

Oggi ho festeggiato con mia moglie il trentatreesimo anniversario di matrimonio. Spero di festeggiarne almeno altri sessantasette perchè mi piacerebbe arrivare al centesimo anniversario. Avrei centoventinove anni, non eccessivi perchè spero di arrivare a compierne centoquaranta.

Verona, 4 settembre 2009

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TURDUS PILARIS

TordoCesena


Oggi alla Sagra dei Osei di Cisano ho comprato una cesena (Turdus pilaris): erano anni che desideravo acquistarla e questa volta ho fatto uno sforzo perchè costa molto. ... Omissis ... Oltre a due colombi viaggiatori, due anatre ed una gallina ho pure un passero del Giappone ed una “tessitrice” africana (Euplectes orix) che ha ormai 19 anni.

P.S. Ho anche tre pesci ed una gatta sedicenne che comunica con noi quasi come un essere umano.

Cisano di Bardolino, 8 settembre 2009

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MILITARI DELLA FAMIGLIA GIACOMAZZI

Io sono cresciuto con il mito dell'eroe. Sin dalle elementari sentendo il mio maestro Edoardo Hafner (quando lo incontravo per strada lo salutavo dicendogli "riverisco signor maestro") e leggendo i racconti di storia sul sussidiario, ammiravo Muzio Scevola, gli Orazi ed i Curiazi, Francesco Ferruzzi, Pietro Micca, Amatore Sciesa ed Enrico Toti. Il “tiremm innanz” ed il lancio della stampella sono i ricordi che maggiormente mi sono rimasti impressi.

Anche nel mio parentado vi sono stati uomini forti e coraggiosi:

GIACOMAZZI VALENTINO (Retico dei Topini detto Moretto): mio nonno paterno, sergente di artiglieria, morì nel 1917 in Val Lagarina nei pressi di Rovereto colpito vigliaccamente da una granata austriaca. C'era un accordo tacito fra soldati italiani ed austriaci: cessare il fuoco all'ora del rancio. Ma gli austriaci quella volta non rispettarono l'accordo mentre gli italiani stavano pranzando non al riparo delle trincee.
GIACOMAZZI OTTAVIO (Celtico dei Ciodi detto Moretto), mio nonno materno, alpino, uomo imponente, portava i mustacchi e siccome era calvo, quando da giovane andava a ballare tutti gli uomini, per rispetto, si mettevano il cappello.
GIACOMAZZI VALENTINO (NINO), mio zio materno, caporalmaggiore degli alpini del reparto trasmissioni, fu ferito a Postojalji in Russia nel 1943. Era un uomo fortissimo: pesava 120 chili (come John Wayne aveva un notevole fascino sulle donne) ed un giorno, da militare, si caricò in ispalla una canna di cannone del peso di oltre un quintale (i muli non erano in grado di trasportarla) e la portò da Ime sino a Naole.
GIACOMAZZI ANGELO, mio padre, caporalmaggiore di artiglieria contraerea, a Bengasi in Libia contribuì all'abbattimento di un aereo inglese.
Io ho seguito la tradizione militare artigliera di famiglia (sebbene desiderassi diventare bersagliere e successivamente commissario di polizia od ufficiale dei carabinieri) ed ho fatto l'artigliere nel 5° reggimento artiglieria missili contraerei dopo aver terminati il C.A.R. a Fano e la specializzazione come artificiere a Roma presso la caserma Nomentana prestando servizio a Mestre nella caserma di via Attiraglio come infermiere (dopo la laurea in sociologia mi ero iscritto alla facoltà di medicina di Parma).
Il tiro a segno con la pistola e la carabina l'ho esercitato per parecchi anni al poligono di Sanremo. Mi divertivo anche a vincere le quaglie alle giostre e mia madre non sapeva più dove metterle. Pure mia moglie e mia figlia sono ottime tiratrici.

Verona, 16 settembre 2009


P. S. Mi impratichii nel tiro con la pistola e con la carabina grazie all'insegnamento di un maturo signore che “stazionava stabilmente” al poligono e che tirava sempre soltanto alle sagome. I primi tempi prediligevo la pistola automatica, poi sono passato al tiro a 50 metri con la carabina che è la mia specialità preferita anche perchè una scatola di munizioni dura quasi un'ora.

Iniziai anche il pugilato (comprai da Maccheroni in piazza Eroi sanremesi un paio di bellissimi guantoni VIS da allenamento di pelle sottilissima che devo avere ancora in solaio) sotto la guida del mio amico sanremasco Vanni Rambaldi, ma smisi subito perchè non volevo che mi si fratturasse il naso (Vanni diceva che era “obbligatorio”) e nemmeno prendere colpi  alla testa. Egli aveva un fisico come Duilio Loi e partecipava a gare come dilettante: era forte nel corpo a corpo dove sfoderava ottimi veloci e potenti ganci e montanti. Era tornato da poco dal Perù dove era emigrato qualche anno prima. Suo padre faceva l'idraulico ma, rimpatriato, andò a lavorare come pasticcere in via Palazzo con suo fratello gemello Gino che abitava al pian terreno del mio condominio.

Penso che la boxe vada abolita: non è certo la “noble art” come la definì James Figg.

Provai anche la scherma (fioretto) ma non mi piacque anche perchè sviluppa un braccio solo e soprattutto la maschera (sembra un burqa) impedisce di avere una visuale decente (non capisco coloro i quali vanno alla stadio per vedere le partite di calcio da dietro le reti di protezione...).

Sanremo, 24 settembre 2009



CORRIDA

Se il pugilato è una disciplina sportiva che deve essere vietata per le lesioni che procura agli atleti, anche la corrida deve essere proibita per le sofferenze (causate da sadiche torture) che procura ai tori. Basti pensare che, per irritare il povero toro che se ne starebbe tranquillo a brucare l'erbetta, gli infilzano uno spillone nei testicoli ed il picador gli fa un buco nella schiena per favorire l'azione dell'espada (il tutto ovviamente senza anestesia).

Ho assistito per la prima volta ad una corrida alla fine degli anni '50 nell'arena di Frejus in Francia. Mia madre si mise a piangere e non voleva guardare: le venivano in mente le sue mucche del Fenil di Pradonego. Mia madre è sempre stata una non-violenta tendenzialmente vegetariana.

Ho visto anche una corrida negli anni '80 in Ispagna con mia moglie. E' stata una pena: i torelli non volevano saperne di correre, gli espada non centravano il foro sulla schiena ed il “dono” delle orecchie era una schifezza.

Garda, 27 settembre 2009

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IVONNE HRADSKY: LA DONNA PIU' BELLA DEL MONDO
SANREMO: COMPAGNI DI SCUOLA

Quando frequentavo il primo triennio delle superiori a Sanremo avevo come compagna di scuola IVONNE HRADSKY, una ragazza cecoslovacca che abitava nel quartiere San Martino. Per descriverla, non avendo una fotografia, faccio riferimento ai fumetti della Settimana Enigmistica dove viene rappresentata una signorina con i capelli biondi lunghi e piena di curve con le caviglie sottili. Era sicuramente la donna più bella del mondo, non esagero ma le varie miss Italia e miss Mondo impallidiscono al suo confronto (d'altronde non tutte le ragazze partecipano ai concorsi di bellezza). Aveva una sorella minore ed un'amica italiana ancor più formosa: GIUSEPPINA FIGONE che arrossiva imbarazzata quando per la strada la chiamavamo per cognome. Credo che entrambe abbiano sposato calciatori della Sanremese.

A mano a mano che scrivo i miei ricordi scolastici studenteschi, mi accorgo che a Sanremo avevo moltissimi amici e compagni non sanremaschi: Sanremo era una città internazionale. Infatti per un certo periodo ho avuto in classe i fratelli iraniani (avevano una nonna principessa) KADJAR Alì e Kiruja, questi era bravissimo col Motom con il quale faceva motocross; ora ha un negozio di antiquariato in corso G. Matteotti angolo via B. Cavour. Avevano le sopracciglia ed i capelli nerissimi ed Alì aveva un anno più del fratello.

Nel 1955 la mia famiglia si trasferì a Sanremo; mio padre era incerto se andare a Rapallo oppure a Sanremo, ma dopo la vincita al Casinò, anche dietro consiglio di mia madre, optò per quest'ultima. Decise di trasferirsi nella Riviera di ponente per due motivi: il primo perchè si accorse di avere sbagliato (me lo ha detto qualche mese fa) ad andare ad abitare a Pozzolo (solo per lucrare la differenza di affitto: pagava solo mille lire al mese di locazione mentre a Roverbella percepiva una somma decine di volte superiore sia della casa sia dei due negozi) in quanto era un paesetto senza prospettive di sviluppo, il secondo perchè io avevo bisogno di respirare area di mare (mia madre diceva che non sopportavo il freddo).

Quando mi presentai accompagnato da mio padre alle scuole elementari di via A. Volta al direttore didattico dottor COTTA (?) (era un signore ultracinquantenne sempre vestito con giacca grigia e cravatta e portava il pizzetto) lesse la relazione della mia maestra e decise di assegnarmi al maestro Edoardo Hafner in una classe seconda prestigiosa frequentata da quasi tutti sanremesi: CARLO (piccolo di statura ma scaltro che cercava di competere con me nella rapidità di soluzione dei problemi di matematica, credo sia diventato commercialista), COTTINI (suo padre era un croupier molto benestante), COSTA (commercianti farmaceutici: fornivano tutte le farmacie della provincia ed avevano il magazzino all'inizio di corso Imperatrice), RAMBALDI (bravissimo in disegno, divenne idraulico come suo padre), CALVINI o COVINI (aveva la farmacia davanti al casinò). Non ricordo le bambine, forse era una classe tutta maschile.

Caprino Veronese, 17 settembre 2009

P.S. La classe era mista perchè mi sovviene che alcune compagne si sono iscritte all'università. Aggiungo che il maestro ci portava a ginnastica soltanto un'ora alla settimana, ma non con regolarità, nel cortiletto della scuola (non c'era la palestra, non avevamo tute o scarpette varie), durante le lezioni dovevamo stare sempre nel nostro banco e l'intervallo era molto breve. Finita la scuola ce ne andavamo a casa e giocavamo soltanto con i bambini del vicinato.

Verona, 26 settembre 2009

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COMPLEANNO DI PAPA'

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Ieri mio padre ha compiuto 95 anni. Tanti auguri per altri cento !

Sanremo, 24 settembre 2009

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RITROVAMENTO MOTORE FUORIBORDO

Quando contribuii fattivamente all'arresto del ladro brasiliano a Ventimiglia non percepii alcuna ricompensa ma circa dieci anni dopo (ero studente universitario) sì. Il fatto si svolse come segue.

D'estate, a Sanremo, andavo al mare ai Tre ponti e talvolta facevo lunghe nuotate al largo. Un giorno a circa tre-quattrocento metri da riva vidi sul fondo sabbioso a circa dieci metri di profondità un motore fuoribordo di colore azzurro e rosso (credo un Evinrude). Mi immersi e vidi che era nuovo. Decisi di recuperarlo ma non potevo portarlo a galla. Allora procedetti ad una lunga serie di immersioni e camminando sul fondo portavo verso riva il motore che in acqua non pesava moltissimo. Quando mi mancava il respiro riemergevo per ossigenarmi. Avrò impiegato più di un'ora per giungere sulla spiaggia ma alla fine, distrutto e “rincitrullito” per tutte le apnee che avevo fatto, recuperai il motore. Lo esaminai e vidi che era rotto soltanto nel gancio di fissaggio alla barca, lo caricai in macchina e lo portai al Samantha. Il pomeriggio successivo vidi dalla spiaggia una modesta imbarcazione targata GE nel punto in cui avevo trovato il motore: girarono per pochi minuti e poi se ne andarono. Il loro comportamento mi insospettì. Sebbene il motore lo considerassi una res derelicta, mi recai alla capitaneria di porto ed il comandante mi disse che quel motore era stato rubato: qualche notte prima qualcuno aveva prelevato nel porto di Sanremo un gommone con il motore fuoribordo e secondo lui lo avevano trainato in una zona tranquilla al largo dei Tre ponti. Poi avevano tirato a bordo il gommone e nella manovra avevano perso il motore. Il giorno dopo erano andati nel posto dove avevano probabilmente “perso” il motore per recuperarlo. Siccome avevo fatto un fatica tremenda chiesi la ricompensa. Il comandante cadde dalle nuvole, ma io ricordavo bene l'insegnamento della professoressa Bosio e quindi insistetti per ottenere il premio spettantemi. Il proprietario mi diede una somma che credo oscillasse fra le venti e le cinquantamila lire. Insomma la fatica fu ricompensata moderatamente. Non so se poi riuscirono dalla mia descrizione a rintracciare i ladri.

PROFESSORESSA BOSIO

Alle superiori ho avuto per tre anni come docente di Diritto ed Economia la prof. Bosio. Era una giovane ventimigliese di Bevera. Fisicamente era alta, non magra e con gli occhiali. Penso volesse anche dedicarsi alla libera professione. Insegnava con passione e soprattutto con metodo: la prima mezz'ora si metteva in piedi appoggiata davanti alla cattedra e spiegava. Tutti dovevamo guardarla negli occhi. Poi interrogava due studenti. Il fantastico della sua metodologia è che non variava mai: spiegava sempre per trenta minuti esatti e poi interrogava sempre due persone non di meno e non di più. Mi piaceva molto perchè oltre alle norme presentava casi concreti con citazioni latine: mi ricordo le norma agendi, facultas agendi, soluti retentio, res nullius, de cuius, inter vivos, mortis causa, datio pro soluto, ecc. Devo molto alla mia professoressa anche se la chiara differenza fra diritto oggettivo e soggettivo si sarebbe potuta meglio ottenere utilizzando ai termini inglesi law e right. Sta di fatto che all'università gli esami di Diritto pubblico e di Diritto civile li ho superati con estrema facilità. Per Economia politica ci ha insegnato le basi fondamentali che mi sono servite per affrontare i vari esami di Economia. La sua caratteristica era il chiaro schematismo con storicizzazioni, definizioni (da conoscere a memoria) ed interpretazioni. Ho apprezzato moltissimo questa docente perchè dava sicurezza e metodo agli studenti, la sua didattica era il contrario della confusione. Ovviamente il diritto mi piaceva moltissimo e piaceva anche a lei. Si percepisce subito quando una docente ha passione per il proprio lavoro e per la propria materia e la prof. Bosio era una di queste. Chissà cosa avrà fatto nella vita privata... comunque penso che professionalmente abbia contribuito a far capire agli studenti, fra l'altro, che ci sono delle norme da rispettare.

Verona, 26 settembre 2009

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LA MIA STIRPE

Mia madre era celtica, mio padre è retico ed io sono di razza retica anche se fino all'età di due anni avevo i capelli ricci e biondi ma quando me li tagliarono mi crebbero castani e lisci (diventano ricci dopo i sei centimetri). Mio fratello Italo e mia sorella Sline (Teresa) sono celtici con i capelli biondi, gli occhi azzurri o verdi e la carnagione chiara.

Credo non ci siano al mondo altre persone che si chiamano SLINE. E' nata in casa il pomeriggio di un domenica di febbraio a Pozzolo. Mia madre era assistita dall'ostetrica e da alcune amiche. Io ero nell'aia ad attendere l'evento. Subito dopo la nascita mi misi davanti alla porta della camera e non facevo entrare alcuno: c'erano le vicine che venivano a fare visita a mia madre e vedere la neonata. Quando fu battezzata il parroco non accettò il nome Sline perchè non era il nome di una santa e quindi le venne imposto Teresa in onore di mia nonna e con l'aggiunta del secondo nome Donata. Noi l'abbiamo sempre chiamata Sline.

Cerea, 6 ottobre 2009

P. S. Mia madre era celtica della etnia dei BOI.

Garda, 19 dicembre 2009

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ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI MIA MADRE

Domenica scorsa è stato il ventesimo anniversario della morte di mia madre. E' morta a Sanremo nella Villa Helios durante la notte dopo una breve malattia. Il giorno seguente il cielo assunse un forte colore grigio-rossastro con vento e lieve strato di nuvole. Il mio orologio al quarzo si fermò per tre giorni e, senza cambiare la batteria perché segnava l'ora della morte di mia madre, riprese poi a funzionare ininterrottamente ancora per un anno e mezzo.
Ciao mamma.


Caprino Veronese, 6 ottobre 2009

P. S. 

Oggi, rimettendo in ordine la mia libreria ho trovato una busta azzurra sigillata con sopra scritto che conteneva la batteria dell'orologio che si fermò il giorno della morte di mia madre (4 ottobre 1989). Vi è anche scritto che l'orologiò continuò a funzionare con la medesima batteria sino all'aprile 1993 cioè ancora per oltre tre anni e mezzo.
Ciao mamma.

Caprino Veronese, 24 narzo 2010

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BAGNO "ROSSO VERONA

Ho da poco terminato di stuccare il “bagno rosso” (mentre il “bagno verde” è da ultimare). E' stata una grande soddisfazione completare l'opera che è iniziata con la progettazione durata un paio di mesi e seguita, dopo una pausa, dalla realizzazione durata un altro mese. Io e mia moglie abbiamo visitato vari negozi di mattonelle e sanitari e poi abbiamo scelto di piastrellare il bagno superiore con grandi e pesanti piastrellone di color rosso Verona di una famosa ditta di Modena della collezione “I marmi di I.”. E' stata un'impresa impegnativa anche perchè era la prima volta che ci cimentavamo nella progettazione di bagni. Oltre ai sanitari, alla rubinetteria, alla vasca ed ai mobili ci siamo occupati della scelta delle piastrelle e, stante l'enorme offerta disponibile, non è stato un problema di facile soluzione perchè a seconda del modello e del colore si disponeva di decori diversi. Comunque ce l'abbiamo fatta districandoci in listelli, torelli, london, sigari, greche, mosaici, ecc. Abbiamo dovuto calcolare le varie misure, il numero dei pezzi e delle confezioni. Dopo ho dovuto seguire i lavori passo passo perché Luigi, il miglior posatore in circolazione, non voleva saperne di piastrellare il soffitto che, su sua richiesta, è stato rifatto e rinforzato. Gli ho dato una mano comperando i ponteggi di legno, ritagliandoli e sistemandoli a mano a mano che procedeva nella posa. Poi ho stuccato le fughe delle piastrelle e dei decori con colori diversi facendo miscele varie con relative prove e ritagliando gli incastri. Le piastrelle erano a spigolo vivo. Ma la mia grande fatica è stata quella di convincere i muratori, l'idraulico ed il piastrellista che le tubature dei sanitari dovevano essere poste nel pavimento, che i sanitari dovevano essere equidistanti, che la vasca da bagno doveva avere un bordo esterno e che si poteva piastrellare il soffitto senza pericolo pur se le piastrellone avevano due centimetri di spessore. Alla fine ho avuto ragione io, ma che fatica convincere i tecnici... anche perchè certi lavori complicati non li avevano mai fatti. Dimenticavo che le piastrelle le ho trasportate tutte io in casa in ispalla su per le scale e che ho dovuto stuccare con la spatola duecentosessanta metri lineari di fughe in posti talvolta difficili. Mia moglie mi ha aiutato moltissimo, ma doveva farlo perché sua è stata l'idea di rifare i bagni. E' stata lei a comperare le colle ed i colori, ad effettuare i calcoli e ad assistermi. Durante la progettazione era nervosetta perchè ho rivisto più di una volta le due pianificazioni (anzi tre perchè abbiamo ripiastrellato di azzurro la cucinetta inferiore) ma alla fine è stata molto soddisfatta.

FOTO VASCA

FOTO SPECCHIO

Affi, 27 ottobre 2009

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BAGNO  VERDE
      Vasca    -   Lavello   -   Ensemble
Come nel bagno rosso, il soffitto è piastrellato.
Cavaion Veronese, 30 luglio 2011
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AUTOSCARPA

Ho portato a mio padre i saluti di sua cugina Regi di Caprino (la madre di mio padre e la madre di Regina erano cugine) e questi mi ha raccontato che quando negli anni '30 morì la madre di sua cugina, mia nonna Teresa e sua nipote Pina partirono da Braga ed andarono a piedi a San Zeno di Montagna per avvisare la sorella della Regi. La distanza fra Braga e San Zeno di Montagna è di 17 chilometri.

Ceva (Cn), 8 novembre 2009

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“IL RACCATTA CICCHE”

Questa sera, venerdì 11 dicembre 2009, a Garda presso il Centro congressi il gruppo teatrale “Contrade” di Pescantina ha rappresentato la commedia musicale “Ridere … se la va bene o male!” ispirata all'attore triestino Angelo Cecchelin. Simpatici. Uno dei personaggi era il “Leva cicche” (di sigaretta) che durante la mia infanzia chiamavamo “Raccatta cicche”.
Un “raccatta cicche” l'ho conosciuto a Sanremo nella seconda metà degli anni '50: era un uomo ultra cinquantenne che portava un barattolo metallico attaccato alla cintura nel quale metteva la cicche delle sigarette che trovava per le strade. Per raccoglierle usava un bastone che in punta aveva due chiodini sottili con i quali infilzava le cicche senza doversi chinare per raccoglierle.
Anch'io ho fatto il “raccatta cicche” quando mia “zia” Matilde Coghi roverbellese che si era trasferita a Sanremo ed abitava in via Roma, mi chiese di raccogliere un chilo di tabacco di cicche di sigarette. Mia zia era assessore comunale della Democrazia Cristiana e benefattrice (un giorno, per esempio, mi portò in comitiva in corriera a visitare alcuni cottolenghi liguri) e voleva regalare il tabacco ai carcerati di “Santa Tecla”. Così dovetti girare per le strade di Sanremo a raccogliere le cicche delle sigarette (senza l'uso del bastone chiodato) che poi mia madre puliva togliendo carta, carbone e l'eventuale filtro. Preferivo ovviamente le cicche lunghe delle sigarette senza filtro. Nella raccolta mi ha aiutato mio fratello Italo e talvolta mi sono trovato a “fare concorrenza” al vero “raccatta cicche” … Quella pia esperienza durò alcuni giorni .
Aggiungo che mio padre forniva il “Cottolengo” della Madonna della Costa e che veniva a fare acquisti nel nostro negozio (perchè praticavamo i prezzi più bassi) un funzionario delle carceri sanremesi il quale aveva una lista di generi alimentari che comprava per ordine ed a spese dei carcerati. Qualche volta portavo io stesso gli alimenti ordinati dai reclusi all'entrata del carcere e li consegnavo agli agenti di guardia.
Ora il forte di “San Tecla”, ex fortezza genovese, da qualche anno non è più adibito a carcere ed è un attesa di nuova destinazione d'uso. L'ho visitato di recente, ma si sente ancora nei cameroni l'odore di piscio dei reclusi che nei decenni è penetrato nel pavimento e nei muri.

L'EX CARCERATO

Un giorno si presentò nel nostro negozio sanremese Palma (di nome ...?) con il padre: era un meridionale trentenne credo siciliano che abitava nei pressi di piazza San Siro. Fece la spesa e dopo disse che non poteva pagare perché era appena uscito dal carcere e che avrebbe saldato il conto successivamente. Siccome ormai aveva preso il sacchetto con la merce, mio padre rimase spiazzato e suo malgrado dovette accettare la situazione. Non ci era mai capitato un episodio del genere e capimmo che quella era una estorsione e che non sarebbe mai terminata. Da notare che l'ex carcerato aveva ordinato i prodotti migliori in grande quantità. Palma si presentò anche nei giorni successivi ma mio padre, nonostante le proteste e le non troppo velate minacce, non gli consegnò la merce. Tememmo ritorsioni, ma non accadde nulla: avrà continuato a vivere da suo padre (credo pregiudicato pure lui) rivolgendo le sue attenzioni ad altri commercianti che però non capitolarono e forse avvertirono i carabinieri o la polizia. Palma era stato condannato per furto. Successivamente ho rilevato che non svolgeva alcun lavoro tradizionale ma che dipingeva e vendeva (o cercava di vendere) quadri ai turisti in Corso Imperatrice. Avrà imparato a dipingere “croste” in carcere.

Garda, 11 dicembre 2009


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TRUFFATORI GENOVESI

A Sanremo alla fine degli anni '60 mio padre fu contattato in negozio da due giovanotti genovesi che avevano una trentina forme di formaggio parmigiano da vendere a poco prezzo senza fattura. Mio padre, che amava gli affari, andò a vederle sopra un camion con telone e siccome erano di adeguata qualità decise di concludere l'affare per circa un milione di lire. Stabilirono il luogo appartato della consegna. Quando mio padre si presentò con mio fratello per pagare e ritirare le forme i “venditori” tirarono fuori le pistole e si fecero consegnare i soldi e se ne andarono con il loro formaggio... Ovviamente mio padre e mio fratello restarono a lungo turbati.

Genova, 21 dicembre 2009


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CACHI ED UVA

Oggi ho mangiato l'ultimo caco di mia produzione. Ne ho raccolti in novembre circa sessanta chili che ho immagazzinato a circa dieci gradi centigradi. Il fatto eccezionale è che, sebbene conservati nelle medesime condizioni, sono maturati gradualmente a gruppi di tre/quattro al giorno.

Mi restano ancora alcuni grappoli d'uva pizzutella che ho appeso in solaio: è diventata dolcissima anche perchè è leggermente “infiappita”.


Bardolino, 1° febbraio 2010
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FESTIVAL DI SANREMO 1961

In un pomeriggio di fine gennaio 1961, uscendo da scuola, in via Felice Cavallotti a Sanremo, con alcuni miei compagni di scuola ci fermiamo sotto le finestre dell'Hotel Méditerranée e chiamiamo Adriano Celentano che si sentiva fare le prove per il Festival. Si affaccia alla finestra della sua camera al primo piano, si mette a cavalcioni del davanzale e con l'accompagnamento della inseparabile chitarra ci canta “24000 baci”.

HotelMéditerranée1961

P. S.  Nella cartolina vi è la fotografia dell'Hotel Méditerranée com'era ancora nel 1961 prima della ristrutturazione.

Sanremo, 21 febbraio 2010

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PROF. ERALDO CUGGE

Il prof. Eraldo Cugge (biondo, piccoletto e rotondetto) è stato preside delle scuole di Avviamento commerciale di Sanremo in corso Felice Cavallotti negli anni '50 e '60. Era scapolo e per un breve periodo è stato sindaco (si faceva trasportare con una grossa Lancia Flaminia blu) per la Democrazia Cristiana quando il municipio aveva sede in piazza Alberto Nota. Era stato eletto sindaco a causa di contrasti all'interno della D. C. sanremese (lui era super partes), ma quando furono risolti - cioè dopo pochi mesi – tornò a fare, a malincuore, il semplice consigliere (senza autista). Anche gli studenti erano dispiaciuti che Cugge fosse stato "defenestrato" ed usato come "tappabuchi", perchè avere un preside sindaco era prestigioso.

Alle superiori l'ho avuto un anno come professore di Ragioneria (aveva perso il posto di preside incaricato): purtroppo era un confusionario che riempiva la lavagna di tabelle e si notava che non era pratico di insegnamento (rispiegava le lezioni seguite all'università da Genova). Era originario di un paesetto dell'entroterra dove aveva una casa (Agaggio). Un anno ci portò in gita a Roma, Napoli, Pompei e Sorrento per una decina di giorni: fantastica ! Purtroppo si è goduto brevemente la pensione.

Era una persona onesta, ma come preside era manesco: quando gli studenti disturbavano, le professoresse li mandavano da lui il quale li metteva in fila come se fossero dei birilli e ad una velocità impressionante li schiaffeggiava con le sue mani grassocce. Si sentiva il fragore degli schiaffi in tutta la scuola perchè si metteva vicino alle scale. Il tragico della faccenda – mi dispiace per l'anima sua – è che sembrava divertirsi sadicamente a mollare ceffoni ai ragazzi (non alle femmine).

Altri tempi.

Caprino Veronese, 11 marzo 2010

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I  MAGNIFICI  7 + 1

Ristorante Byblos di Ospedaletti (IM), sera del 22 agosto 2010


Da sinistra a destra: Franceschi Pierangelo, Morganella Sergio, Fancello Alessandro, Moschetti Danilo, Dato Gaspare, Massini Giordano, Serafini Elvira e Giacomazzi Valentino
Appartenenti alla classe 5B del 1967
Ospedaletti (IM), 22 agosto 2010

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VITIGNO “PIZZUTELLO NERO”


Grappolo d'uva “datera” del mio giardino.
Vite acquistata a Trento alla fiera di San Giuseppe
circa venti anni fa.
Foto del 3 settembre 2010 (Caprino Veronese)

Garda, 4 settembre 2010

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ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO

Sabato 4 settembre 2010 ho festeggiato alla grande con mia moglie il 34° anniversario di matrimonio. Abbiamo cenato a base di pesce nel ristorante “Catullo” di Garda.
Ci siamo sposati a Verona di sabato ed il giorno dopo siamo partiti per la Croazia in viaggio di nozze. Durante la luna di miele una volta abbiamo mangiato i saraghi alla piastra che avevo pescato (mi ero portato le canne da pesca e per esche avevo usato dei paguri). Li abbiamo cucinati sulla spiaggia utilizzando una lastra di pietra riscaldata con legnetti trovati nei paraggi: erano eccezionali.
P.S. Mentre io predisponevo la piastra Anna era andata a comperare l'olio.

Anna Maria e Valentino
Garda, 4 settembre 2010

Garda, 4 settembre 2010

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TEMPO D'ESTATE:  MUSICA  E  CATEDRAL DE BURGOS
Questa a sera a Garda vi è stato un concerto lirico del soprano Lorena Campari accompagnata dal pianista Stefano Romani: tanto mestiere e sfavillantii anelli con diamanti naturali (non doveva cantare pezzi per tenore o baritorno...).
P.S. Meglio sarebbe stato invitare la padovana Sonia Peruzzo che merita di essere valorizzata.
P.S. Lorena Campari non può cantare "Napoletana" perchè non ha la voce morbida e rotonda di Arturo Testa che sentii una diecina d'anni fa all'auditorium Franco Alfano di Sanremo (nei giardini del Parco Marsaglia di corso Imperatrice chiusi scandalosamente da anni...: farei un'occupazione permanente di forza per liberarli superiore a quella di Beppe Grillo !).
P.S. Lorena Campari, come attenuante, sostituiva il soprano Ida Maria Turri che, a sua volta, sostituiva il pianista Alessandro Gagliardi.
Nulla a che vedere con la Barraquina che a Castellon (Spagna) una sera di trent'anni fa cantò, accompagnata da una poderosa banda, un fantastico e vibrante Summertime. Io ed Anna capitammo per caso a Castellon – città natale della Barraquina – e sentire quel soprano abituato alle grandi platee di Barcellona e Madrid cantare all'aperto di fronte ai suoi compaesani e sovrastare con la sua voce piena la possente banda cittadina è stato estremamente emozionante. Eravamo gli unici stranieri. Quando io ed Anna andavamo all'avventura per un mesetto in Ispagna - senza guide senza cellulari senza navigatori senza Internet senza bancomat ma solo con carte geografiche – viaggiavamo a vista e quando era tardo pomeriggio cercavamo un albergo. L'albergo più bello nel quale abbiamo dormito in Ispagna è stato La Mesòn del Cid a Burgos in piazzetta Santa Maria con camera matrimoniale avente vista frontale della cattedrale: dal letto vedevo ravvicinate le sculture gotiche della facciata centrale illuminate anche di notte. Che spettacolo ! Doveva essere la seconda o terza volta che tornavo a Burgos perchè quando vado in Ispagna cerco sempre di passare da Burgos per visitare la sua cattedrale della quale mi affascinano in particolare l'altare maggiore, il coro, il chiostro, la sacrestia e ovviamente l'architettura esterna. E' un enorme complesso patrimonio dell'umanità che ritengo sia uno dei maggiori capolavori mondiali.
Garda, 6 settembre 2010

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MACROLEPIOTA  PROCERA  2010


P.S.Erano quasi vent'anni che non andavo a cercare funghi, cioè da quando intrapresi la carriera di preside.
Ferrara di Monte Baldo, 16 settembre 2010

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MACROLEPIOTA  PROCERA  1982

    


Valentino e Anna Maria con funghi raccolti in un pomeriggio di settembre a Prada fra i quali vi sono una sessantina di "mazze di tamburo"
Foto scattate a Caprino Veronese nel settembre 1982
P.S. Non facevo ancora il preside ...
Villafranca di Verona, 18 settembre 2010

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COMPLEANNO DI PAPA'
Quel “ragazzetto” di mio padre ha compito 96 anni: auguri papà.


Giacomazzi Angelo, 23 settembre 2010, Sanremo

Sanremo, 26 settembre 2010

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CIAO MAMMA
Caprino Veronese, 4 ottobre 2010

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4 NOVEMBRE: ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA

ONORE AI CADUTI PER LA PATRIA

Il 4 novembre 1918 si concludeva vittoriosamente la prima guerra mondiale. La festività è stata spostata nel 1977, con mio disappunto, dal governo Andreotti alla prima domenica di novembre.
Per me è una ricorrenza molto importante anche perché mio nonno paterno Valentino è morto nel 1917 combattendo in Val Lagarina per liberare l'Italia dagli austriaci.

RICORDI DI SCUOLA. Durante la frequenza della Scuola professionale commerciale di corso Felice Cavallotti a Sanremo, l'insegnante di Musica e canto corale ci portava frequentemente nell'aula di musica ed accompagnandoci con il pianoforte ci faceva cantare numerose canzoni patriottiche.
Oggi, esponendo sul davanzale della finestra la bandiera nazionale mi è tornato in mente qualche versetto de “La bandiera tricolore” (Dall'Ongaro/Cordigliani 1848) che cantavamo così:

E la bandiera di tre colori
sempre è stata la più bella
:
noi vogliamo sempre quella,
noi vogliam la libertà!
Noi vogliamo sempre quella,
noi vogliam la libertà!
La libertà!
La libertà!

L'insegnante di musica, della quale non ricordo il nome ma la fisionomia di quarantenne non molto alta con i capelli neri lisci, era da me molto apprezzata anche se qualche volta durante il coro le facevo qualche bonario scherzetto (senza che lei se ne accorgesse) come nell'opera “I Puritani” di Vincenzo Bellini quando invece di cantare:
sia voce di terror: Patria, vittoria, onor.
qualche volta cantavo
sia voce di terron: Patria, vittoria, onor.

Caprino Veronese, 7 novembre 2010

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GITA  SCOLASTICA  A  GENOVA  NEL  1964

Studenti della classe III Istituto Tecnico Commerciale per Periti  Aziendali e Corrispondenti in Lingue Estere di corso Cavallotti a Sanremo. Porto di Genova nel 1964.


Da sinistra a destra in basso: Franceschi, Fancello, Lupi (?), Balloni, Lanteri Roberto, Lanteri Sandro,Astini, Alberti e Montoro
Da sinistra a destra in alto: Palermo (?), Giacomazzi, Gianfelici, Morganella, Dato, Bergamin, Patrucco, Ghersi, Professore di Geografia economica, Giordano, Arneri, Moschetti, Massini, Alborno, Ligato e Kadjar Kiruja

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Da sinistra a destra: Alberti, Gianfelici, Giacomazzi e Franceschi

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Da sinistra a destra in basso: Franceschi, Lupi (?), Fancello, Balloni, Lanteri Roberto, Casella, Carabalona (?), Lanteri Sandro, Astini, Alberti e Montoro
Da sinistra a destra in alto: Giacomazzi, Gianfelici, Morganella, Dato, Bergamin, Raoul (?), Patrucco, Ghersi, Professore di Geografia economica, Arneri, Moschetti, Massini, Alborno, Ligato e Kadjar Kiruja

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Da sinistra a destra: Ligato, Montoro, Morganella. Moschetti, Fancello, Gianfelici, Giacomazzi e Lanteri Sandro

Caprino Veronese, 24 dicembre 2010

P. S. Mando un saluto affettuoso ai miei quattro amici Renzo Gianfelici, Roberto Lanteri, X Montoro e Luigi Patrucco.
Caprino Veronese, 24 dicembre 2010
Siete sempre con noi: ciao ragazzi.
Bussolengo, 25 dicembre 2010

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PRANZO  DI  NATALE  2010

Anna e Valentino - Natale a Caprino Veronese



Anna e Valentino - Natale a Caprino Veronese

P. S. Durante i pranzi importanti, se presente mia figlia, apro sempre una bottiglia di vino del 1984.
Affi, 27 dicembre 2010
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CASINO'  DI  MONTE-CARLO
I giocatori d'azzardo raramente conoscono i concetti di "speranza matematica" e di "gioco equo" e cioè che nel gran numero di prove il "banco" vince sempre perché sono svantaggiati nella somma delle speranze matematiche. Perdono tutti e qualcuno non accetta questo fatto e cerca di imbrogliare come è toccato a me oltre quaranta anni fa al gioco della "boule" presso il Café de Paris a Montecarlo quando per ben due volte in una seduta risultai vincitore ma una vecchina 'affamata' prima ed uno 'spiantato' cinquantenne dopo chiamarono la vincita contemporaneamente a me: il croupier la prima volta diede ragione alla moritura (forse per compassione) mentre la seconda volta annullò la vincita restituendo ad entrambi la posta. Questo perché ero un ragazzo italiano alle prime armi mentre gli altri due erano francesi ! Episodi di questo genere ora sono rarissimi sia perché ogni giocatore ha fisches personali sia perché esistono le telecamere. Ma che miserie umane circolano attorno ai tavoli da gioco ! Ci sono però anche i riccastri ed i giocatori medio-possidenti i quali stanziano una somma per loro modesta e quando l'hanno finita se ne vanno senza patemi e soprattutto senza cambiare altri soldi. Se vincono fanno bisboccia.
       
Valentino G. - Principauté de Monaco - Le 1er Janvier 2011
Principato di Monaco, 1° gennaio 2011
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BILANCI  FINANZIARI  2010
In primavera vari enti approvano i bilanci consuntivi del 2010. Ve n'è uno che ha approvato uno sbilancio di cassa di 6000 euro dovuto a maggiori spese rispetto alle entrate senza aver avuto residui attivi 2009 e senza avere debiti 2011 … Ma non bisogna fare accademia altrimenti i tesorieri si offendono. Se poi entriamo nel merito delle spese (incentivi, collaborazioni, affitti, pranzi, ecc.) è meglio fare gli struzzi.

Questa è una relazione criptica per addetti ai lavori.

Affi, 11 marzo 2011
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BAFFI  NERI

C.B. & V.G. a Sanremo nel gennaio 1971
Bardolino, 25 aprile 2011
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GIACOMAZZI  ANGELO
Marmirolo (Mn), 23 settembre 1914 - Sanremo (Im), 25 febbraio 2011



Angelo Giacomazzi  -  XCVI compleanno  -  Sanremo, 23 settembre 2010

CIAO  PAPA',  SALUTAMI  LA  MAMMA

Sanremo, 25 febbraio 2011
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GIACOMAZZI  ANGELO

Come ha detto mia moglie: "E' morta una brava persona. Non era invidioso. Non si impicciava negli affari degli altri anche se dava buoni consigli ai familiari. Non litigava con nessuno." Ha aggiunto che nella disgrazia della morte, io ho avuto la fortuna di averlo conosciuto per 64 anni (e non sono pochi anche perché mia madre è deceduta quando ne avevo 42)), che era sempre contento e salutava tutti. Era una persona serena e trasparente (rifuggiva gli "scondirotti" ovvero le segretezze).

Sanremo, 26 febbraio 2011

Mio padre andava d'accordo con tutti e quando io mi 'inalberavo' per qualche sopruso subìto mi diceva "Lasa star, lasa star".
E' rimasto orfano all'età di tre anni (suo padre è morto nel 1917 e quindi non l'ha conosciuto anche perché era in guerra. Ci sono ancora le cartoline postali che suo padre Valentino gli scriveva (proprio indirizzate a lui: teneva moltissimo al suo figlioletto Angelo), ha partecipato alla guerra di Libia e nel 1955 da Pozzolo (frazione del comune di Marmirolo) si è trasferito a Sanremo. Dopo qualche mese di difficoltà durante il quale vendeva 'parmigiano' ai negozianti sanremesi, ha ottenuto la licenza di commercio ambulante di formaggi, burro e salumi (anche quella all'ingrosso per mia madre perché non poteva essere intestatario di tutte e due le licenze). Poi comperò da Romano Miglianti (suo coetaneo) il 'posto fisso' sul mercato all'aperto di Piazza degli Eroi sanremesi (dove esercitava mia nonna) fino a quando ci trasferimmo nel negozio del mercato coperto al numero 19: fui io - su richiesta di mio padre - ad estrarre il numero con posizione centrale in una riunione fra Amministratori comunali e commercianti. Fui fortunato perché altri che avevano una buona posizione centrale estrassero un numero che li marginalizzò. Mio padre ha sempre detto che la 'posizione' è importante: dove c'è passaggio c'è commercio.
Mia moglie mi ha fatto notare che dal 1955 mio padre ha goduto a Sanremo di tranquillità e benessere. Peccato che sia rimasto vedovo nel 1989 di sua moglie Mafalda della quale era innamoratissimo, però stava bene al Samantha con mio fratello.

Negli ultimi anni aveva la compagnia del suo cagnetto Spillo e delle galline. Ha tagliato la legna fino a qualche mese fa. La domenica andava a Vallecrosia con Italo. Il lunedì andava nelle fasce di Ceriana. Fino ad un anno fa prendeva la corriera e faceva un giretto a Sanremo: andava a vedere i suoi negozi (e a riscuotere l'affitto), beveva un caffè al bar Rosa (così si chiamava) di via Pietro Agosti. Andava a vedere il mercato.

Quando mangiavamo insieme nella cucina del Samantha, dopo aver dato da mangiare alle galline, nutriva il suo cane perché “prima bisogna dare da mangiare a chi non ha la parola”. Il cane si metteva vicino a lui e mio padre gli allungava qualche boccone (con le “proteste” di mio fratello). Mio padre era quasi completamente sordo: portava l'apparecchio acustico destro; a sinistra non serviva. Dopo l'emorragia cerebrale del 18 gennaio 2011, che lo aveva irrecuperabilmente semiparalizzato, ci facevamo capire a gesti, facendogli vedere le labbra o scrivendo su un foglio di carta. Dall'estate scorsa si muoveva utilizzando un 'girello' senza rotelle perché le gambe non lo sorreggevano sufficientemente.

Nell'ultimo mese gli facevo da “badante” il sabato e la domenica. Voleva sempre andare in giro anche in automobile. Quando era in auto stava tranquillo, altrimenti era agitato: non mangiava quasi anche per le difficoltà di deglutizione.

Gli piaceva molto stare vicino al camino dove armeggiava e buttava la legna che aveva tagliato.

A causa della sordità aveva una comunicazione non completa anche se leggeva “La Stampa” che gli portavano da San Giacomo tutti i giorni. Alle otto di sera non mancava mai di vedere il Telegiornale 1 che lui chiamava “Bollettino” (come nel tempo di guerra). Guardava volentieri “L'eredità” di Carlo Conti, ma nell'ultimo mese non gli interessava più alcuna trasmissione. Io soffrivo non poter fare lunghi discorsi con lui. Aveva una grande memoria specialmente per le persone con nomi e date di nascita.

Si è spento per cause naturali (così recita il referto medico) alle ore 14.30 di venerdì 25 febbraio 2011 in presenza del medico del 118, di mio fratello Italo e di Emanuele. Io ero in autostrada all'altezza di Manerbio (ho il rammarico di essere stato informato solo mezz'ora prima del suo stato di salute perché avrei voluto essergli vicino negli ultimi momenti di vita anche se era incosciente dal mattino a causa della febbre, però non rimprovero nessuno perché non si pensa mai alla morte che può sopraggiungere da un momento all'altro). Alle 18.00 quando sono arrivato con Anna Maria al capezzale era ancora caldo ed era già stato cambiato. Anche morto, conserva il suo sorriso sulle labbra perché era sempre contento.
Era un gran lavoratore (diceva: "chi si ferma è perduto"), quando ci sono tanti clienti bisogna servirli sempre tutti alla svelta e bisogna avere pazienza anche con quelli "ostici", talvolta andava anche a fare il mercato di Ceriana la domenica. Spendeva pochi soldi (teneva "strucco" come gli aveva insegnato sua madre Teresa) e si accontentava di cose semplici. Non ha sprecato nulla.
Vedeva sempre l'aspetto positivo delle cose.

E' morta una brava persona.

Sanremo, 26 febbraio 2011

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ANGELO  GIACOMAZZI:  IL  TEMPO  SI  E'  FERMATO
Quando morì mia madre il 4 ottobre 1989, il mio orologio da polso si fermò all'ora della sua morte per tre giorni per poi riprendere a funzionare per qualche anno.
Ieri 25 febbraio 2011, quando è morto mio padre, l'orologio della cucina di via Martiri della Libertà si è fermato all'ora della sua morte.

Sanremo, 26 febbraio 2011
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VENTO  DELLA  MORTE
Nel giorno in cui si sono svolti i funerali di mia madre si è alzato un vento strano ed ora si sta verificando lo stesso fenomeno per mio padre: da lunedì (giorno della cerimonia religiosa) a mercoledì (giorno della tumulazione).
L'anima vaga tremenda finché non ha lasciato questa terra e finché le spoglie mortali non riposano in pace nella propria tomba.
Saint-Laurent-du-Var, 1° marzo 2011

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150° ANNIVERSARIO UNITA' D'ITALIA
Oggi, vigilia del 150° anniversario dell'unità d'Italia, ho onorato mio nonno Valentino con una visita al cimitero di Guidizzolo e ho anticipato i festeggiamenti cenando con una tricolore pizza Margherita.

         
Giacomazzi Valentino (16 ottobre 1884 – 19 maggio 1917)                                   Giacomazzi Valentino (6 gennaio 1947)           
Guidizzolo, 16 marzo 2011

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LA MIA CUOCA PREFERITA

Anna. Pasqua 2011
Caprino Veronese, 24 aprile 2011
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BERLINA  ECONOMICA

Bisogna avere il coraggio di fidarsi, ma per me è la terza volta
Caprino Veronese, 21 maggio 2011
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CILIEGIE

Ciliegie precoci giganti e normali della Valpolicella.
Ciliegie della Valpolicella acquistate in un'azienda agricola di Affi. Le mie sono più pregiate (duroni di Vignola) ma non precoci e le prime sono molto apprezzate dai merli caprinesi...
P. S. Il venditore ha esposto grandi cartelli con scritto "ciliege": pazienza, considerando che in alcuni supermercati nel reparto macelleria continuano a scrivere "ossa".
Affi, 25 maggio 2011
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VILLA  CONTARINI

Anna e Valentino.  Villa Contarini di Piazzola sul Brenta.  29 maggio 2011
Piazzola sul Brenta, 29 maggio 2011
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APPUNTI  DI  VIAGGIO  IN  AUTOSTRADA
TORTONA

Area servizio Tortona Nord: immigrati africani durante il trasferimento ad un centro di accoglienza.
Gli immigrati che sbarcano a Lampedusa non hanno bagagli. Probabilmente sono abituati a vivere con poco o nulla, con le conseguenze che comporta.
SAVONA
Quando passo per Savona mi viene sempre in mente la strofa di una canzoncina che cantavamo all'I.T.C. di corso F. Cavallotti a Sanremo negli anni '60 che faceva così:
Da Zena a Vintimija se passa per Savuna, belin che f... buna, belin che f... buna
Il "maestro di cerimonia” era Giacomo Casella che era più vecchio di noi di tre o quattro anni e a lui si deve l'introduzione di questa canzoncina:
U preve de muntagna lla longo come i mu, te lu cianta 'n ta castagna, te lu cianta 'n ta castagna
E ci divertivamo così.
Sanremo, 8 giugno 2011
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NORVEGESI  A  GARDA
Questo pomeriggio a Garda la banda scolastica e cittadina di Tonsenhagen - una frazione di Bjerke - ha tenuto un simpatico concerto per pochi intimi e quattro anatre. Ma perché non li fanno esibire alla sera quando i turisti sono tornati dalle spiagge ? Che spreco inutile di risorse.
        
Tonsenhagen Skolekorps

Mi ha emozionato vedere quei volti diversi dagli abituali: mi hanno fatto venire in mente i due amici norvegesi di Oslo che conobbi a Vienna nel 1965 quando frequentavo un corso universitario estivo per studenti stranieri. Dividevamo la stessa grande camera in centro a Vienna dove aveva soggiornato Ludwig van Beethoven.

          
          Accanto a me (con la barba che mi tagliai) uno "studente" coreano e la professoressa austriaca.              Al mio fianco un prete spagnolo e dietro i miei amici norvegesi.                                     


Una festa serale. I miei amici norvegesi sono dietro. In fondo a sinistra "studentesse" belghe e danesi.
(Sono il primo in basso a destra. Con i miei 18 anni ero il più giovane del gruppo.)
Brindando cantavamo: "Trink, trink Bruederlein trink, laß doch die Sorgen zu Haus"
"Bevi, bevi fratellino bevi, lascia le preoccupazioni
a casa".

    
Wien. Hofburg. Luglio 1965 - I miei amici norvegesi più alti di me che sono 180 cm.

Così, ricordando i soggiorni studenteschi estivi al'estero, in onore dei miei amici scandinavi, ho deciso che fra venti giorni farò un 'salto' a Stoccolma (Oslo è meno turistica).

Garda, 29 giugno 2011

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CENA  SCOLASTICA
Ieri sera al ristorante Byblos di Ospedaletti si è tenuta la seconda cena annuale dei ragazzi e delle ragazze che si sono diplomati nel 1967 Periti Aziendali e Corrispondenti in Lingue Estere presso la sede staccata sanremese di corso Felice Cavallotti dell'Istituto Tecnico "Ruffini" di Imperia.


Da sinistra a destra: Pierangelo Franceschi, Silvana Lugarà, Valentino Giacomazzi, Giovanna Arrigo,
Danilo Moschetti, Sergio Morganella, Elvira Rita Serafini e Giordano Massini.


P.S. Giovanna Arrigo si è diplomata qualche anno dopo essendo più giovane di età.
 
P.S. Tutti pensionati escluso Pierangelo Franceschi e sempre eterni ragazzi desiderosi di godersi la vita.
Sanremo, 29 agosto 2011
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XXXV  ANNIVERSARIO  DI  MATRIMONIO

     
Anna e Valentino  -  Caprino Veronese, 4 settembre 2011


Valentino ed Anna  -  XXXV anni dopo il fatidico sì.

Caprino Veronese, 4 settembre 2011
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ANGELO  GIACOMAZZI  (Marmirolo 23 settembre 1914 - Sanremo 25 febbraio 2011)
Buon compleanno papà.
Caprino Veronese, 23 settembre 2011
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MALGHESI  DEL  PASSATO
Mio nonno Ottavio e Domenico Pachera, alla fine degli anni '40, si trasferirono con le loro mandrie da Caprino Veronese a Calvisano in un fondo agricolo di proprietà di una vedova ottantenne. La vecchia aveva qualche ossessione ... come quella di implorare e pregare per suo marito tutte le sere (era morto da vent'anni). Questa signora, una notte, cominciò a gridare: “Malghés, ghe le vache molè. Leghele che le se scorna“. E così qualcuno doveva alzarsi per andare a legare nuovamente le vacche che si incornavano. La faccenda andò avanti qualche notte mentre i malghesi misero maggiore cura nel legare le vacche con doppio nodo della catena. Però la vecchia di notte continuò con la solita giaculatoria: “Malghés, ghe le vache molè. Leghele che le se scorna“. I malghesi si indispettirono ed il vecchio padre di Domenico decise di mettersi a dormire nella mangiatoia in compagnia di un bel forcone. A notte fonda si accorse che la vecchia era scesa nella stalla e stava slegando le vacche dalla catena. Allora si alzò con il forcone in mano e minacciò la vecchia di infilzarla e di lanciarla in alto fino al paradiso così poteva raggiungere suo marito. La vecchia la smise di svegliare i malghesi durante la notte.
Montirone, 29 dicembre 2011
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VECCHIA  STAZIONE
Ecco il portone del deposito merci della vecchia stazione di Sanremo attraverso il quale da ragazzo prelevavo le cassette in arrivo da Roverbella (burro) o Lucca (caciotta toscana) e poi caricavo sul passeggino di mia sorella o sul triciclo-carretto e trasportavo nel magazzino di mio padre. Più di una volta gli imballaggi erano manomessi e quindi dovevo sporgere denuncia al funzionario delle ferrovie (era il padre di Buscaglia).

Sanremo, piazza Cesare Battisti.
Visto che ho appena scritto di cappotti, mi sovviene che l'amico Buscaglia andava in Vespa con un gessatissimo cappotto blu ed una felliniana sciarpa bianca.
Sanremo, 30 dicembre 2011
P.S. Buscaglia indossava anche un cappello Borsalino e scarpe con tacchi notevoli (non era molto alto).
Sanremo, 1° gennaio 2012
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COMPLEANNO


Caprino Veronese, 6 gennaio 2012  -  Anna, Valentino ed Elisa


Garda, 6 gennaio 2012  -  'L bruiel e la vecia che brusa


Costermano, 6 gennaio 2012  -  Valentino e Anna

Garda, 6 gennaio 2012
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INVERNO  CAPRINESE

Caprino V. 8.1.2012  -  Anna ed i suoi tortelli mantovani.

Anche a Caprino Veronese in inverno c'è qualche giornata discreta (senza precedenti) che permette di pranzare all'aperto essendoci 14°C all'ombra.


PS1. I tortelli mantovani dei Gonzaga sono una tradizione gastronomica familiare e rappresentano un ricordo d'infanzia. Infatti, mia nonna Teresa li cucinava d'inverno (aveva appreso la ricetta durante la sua permanenza a Roverbella) ed in particolare a Natale non mancavano mai. Mia madre preparava il ripieno e la sfoglia ed anch'io collaboravo tritando gli amaretti e chiudendo i tortelli, perché per sei persone ne preparava una novantina. La ricetta familiare prevede i seguenti ingredienti: pasta all'uovo con ripieno di: zucca, amaretti secchi, pinoli, uvetta passa, parmigiano, noce moscata e mostarda. Condimento con panna, burro e parmigiano. Hanno un sapore agro-dolce che può sconcertare qualcuno, ma dopo averne mangiati alcuni li si apprezza per sempre.
PS2. Mia moglie ha appreso la ricetta dei tortelli mantovani a Sanremo ed ora a Natale e Capodanno non mancano mai: sono diventati una tradizione. A Natale come secondo piatto mangiavamo sempre anatra ripiena arrosto ma adesso che mia figlia non vuole l'anatra (ne abbiamo due in giardino che ci fanno compagnia da almeno un quinquennio, una delle quali Elisa l'ha vinta ad una gara a Ceredello), l'abbiamo sostituita con la faraona.
PS3. Se mia figlia non vuole mangiare carne di anatra (e nemmeno di agnello), mio padre non voleva mangiare quella di capretto perché i capretti gli facevano pena e tenerezza.

Caprino Veronese, 8 gennaio 2012
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INVERNO
Questa mattina in giardino c'era un gelo tale che mia moglie mi ha detto: "Parlando ho freddo ai denti".
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Anche in passato l'inverno non scherzava: a mia madre al mercato di Ventimiglia venivano i geloni alle mani e a mio zio Nino - reduce dalla campagna di Russia - avevano amputato un alluce.
P.S. Mia povera madre l'avevamo dissuasa ingiustamente dal mettersi i pantaloni per difendersi dal freddo.
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Oggi ho concluso il pranzo con un po' d'uva regina barese che avevo appeso alle travi in solaio lo scorso ottobre.

Caprino Veronese, 5 febbraio 2012  -  Vale, uva e calycanthus praecox.
Caprino Veronese, 5 febbraio 2012
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SAN  VALENTINO
Nei primi anni '60 nel giorno di San Valentino fui sospeso ingiustamente mentre frequentavo la scuola secondaria superiore di Sanremo per due anni consecutivi e pertanto ho sempre considerato questo giorno come non molto fortunato. Oggi è andata diversamente perché dopo 44 anni dal primo esame universitario ho sostenuto nuovamente un esame ottenendo lo stesso voto e cioè 30/30. A Trento nel giugno 1968 sostenni l'esame di Sociologia generale con il prof. Giorgio Braga (poi passato a Sociologia delle comunicazioni lasciando il posto a Francesco Alberoni) ottenendo addirittura 30 e lode allo scritto trattando magistralmente la filosofia di Ludwig Wittgenstein. Oggi ho ottenuto ancora 30 con Daniela Cocchi Genick sostenendo l'esame di Preistoria e protostoria. Seguire il corso è stato  divertente ed interessante perché ho avuto modo di conoscere la realtà archeologica mondiale, mentre affrontare l'esame lo è stato un po' meno perché era il primo che sostenevo dopo tanti anni e non sono abituato a studiare molto a memoria privilegiando il ragionamento ed i collegamenti. Comunque sono orgoglioso all'età di circa due terzi di secolo di essere riuscito a superare un esame impegnativo in mezzo a tante ragazzine, ma quello che mi ha fatto più piacere sono stati i complimenti del "mio compagno di banco". Il voto non conta, l'importante è aver superato l'esame.
Per la cronaca, la prof. Cocchi mi ha domandato l'Evoluzione degli ominidi dall'Orrorin tugenensis al Sapiens sapiens, Le pitture parietali della grotta dei cervi di Porto Badisco e La metallurgia, mentre la sua assistente mi ha domandato Il divino, il potere ed i loro simboli nell'età del ferro. In altri termini, sono stato interrogato sulle vicende di sei milioni di anni del genere umano e dei suoi predecessori.
Verona, 14 febbraio 2012
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FESTA  DEL  PAPA'
Oggi, 19 marzo 2012, mia figlia mi ha regalato una ipap pen (versione cinese della ipad pen) per il mio cellulare touchscreen.
COMMENTO. I figli si adeguano ai padri tecnologici.

          
Sanremo, 23 settembre 2010  -  Angelo Giacomazzi mentre taglia la legna.


Sanremo, 23 settembre 2010  -  Angelo Giacomazzi durante la sua ultima festa di compleanno.

Caprino Veronese, 19 marzo 2012

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FESTA  DEL  PAPA'
Oggi, 19 marzo 2012, mia figlia mi ha regalato una ipap pen (versione cinese della ipad pen) per il mio cellulare touchscreen.
COMMENTO. I figli si adeguano ai padri tecnologici.
Caprino Veronese, 19 marzo 2012
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ANTICHI  COLLOQUI  DI  LAVORO
Pensando a Mario Monti che il presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha nominato senatore a vita - per quali meriti, se non quelli di essere il kapò al servizio dei supercapitalisti ? - mi sovvien il colloquio di lavoro che ho avuto quarant'anni fa alla SIT-SIEMENS di Milano. Fui esaminato da due laureati in economia e commercio i quali non mi posero domande tecniche sul lavoro di sociologo che dovevo svolgere ma motivazionali e semipsicoattitudinali. Fra le altre mi fecero una domanda relativa a tre persone che si trovavano su di una torre, ma non la ricordo bene, invece l'ultima sì perché era: "Se lei potesse salvare una persona dalla distruzione del mondo, chi sceglierebbe ?". Risposi che non ne avevo idea e allora per aiutarmi mi fecero l'esempio di Gesù e forse di un uomo politico importante. Ero restio perché non era una domanda professionale, ma visto che insistevano risposti: "Salverei il primo operaio che trovo per strada" [Ero conscio della connotazione politica della mia risposta, ma quel tipo di colloquio mi aveva scocciato]. - Non fui assunto e capisco il perché, viste le precedenti vicende che avevano coinvolto Idalgo Macchiarini. Credo che abbiano assunto un mio collega di università altoatesino più anziano di me che conoscevo sufficientemente (bravo ragazzo della Südtiroler Volkspartei sempre in giacca e cravatta con la borsa impiegatizia che faceva il pendolare) perché mi aveva preceduto nel colloquio e poi era entrato in un ufficio per espletare le pratiche che penso fossero di assunzione. - Insomma, mi hanno fatto perdere un po' di tempo visto che avevano già trovato la persona che faceva per loro. Meglio così, ho intrapreso un'altra strada più libera.
P.S. A Milano feci un altro colloquio di lavoro alla Ronson (quella degli accendini: avevano bisogno di un ragioniere) ma nemmeno qui fui assunto perché il mio futuribile capo ufficio che mi esaminò mi disse che era solo diplomato e che se avesse assunto come subordinato un laureato, questo prima o poi questi gli avrebbe fatto le scarpe.
COMMENTO1. Viva la scuola ! Non l'università perché è "mafiosa".
COMMENTO2. Nelle istituzioni pubbliche c'è "mafiosità" quanto esiste discrezionalità.
Pescantina, 30 marzo 2012

P.S. SIT-SIEMENS. Prima di accomiatarmi chiesi quando mi avrebbero fatto sapere qualcosa in merito all'esito del colloquio. Il “conduttore” principale mi disse che ero io a decidere se sarei stato assunto o no [modo assai strano di prendere una decisione di assunzione...]. Io risposi che ero soddisfatto e quindi mi ritenevo assunto. E lui: “allora va bene”. - Ho visto come era andata bene...Che falsi !

P.S. RONSON. Prima di dirmi che la laurea era troppo elevata per il lavoro che mi veniva offerto (o per relazionarmi con un diplomato che avrebbe dovuto impartirmi delle disposizioni di servizio), il “capo ufficio” cercò di scoraggiarmi domandandomi dove abitassi. Alla risposta “Sanremo” osservò che avrei dovuto affittare un appartamento che mi sarebbe costato circa 400.000 lire contro le 6/700.000 che mi avrebbero dato. Io ribattei che i miei genitori potevano comperarne uno... Non è servito a niente...!
Caprino Veronese, 31 marzo 2012

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D.N.A.
Mi sono divertito a far analizzare in California il mio D.N.A. ed ho “scoperto” di essere di origine "Finlandese" (da parte materna) e "Yemenita" (da parte paterna) e che dovrei vivere oltre 100 anni … Speriamo bene !
Affi, 25 maggio 2012
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D.N.A.  bis
Ecco come erano distribuiti i miei aplogruppi cinque secoli fa prima delle grandi migrazioni.
Aplogruppo_V   Aplogruppo_J
0%    100%
P.S. Combinazione: mia moglie è di aplogruppo "norvegese".

Garda, 27 maggio 2012
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36enni

Valentino ed Anna festeggiano il 36° anno di matrimonio
Verona, 4 settembre 2012
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UNA  VITA  DA  PRECARI
TelevideoRAI riporta la notizia (pubblicata da “La Repubblica” sei mesi fa) che nel 2011 circa il 70% delle assunzioni è avvenuta a tempo determinato.
COMMENTO1. Che prospettive di vita possono avere i giovani schiavi ? Possono forse formarsi una famiglia e sperare in un futuro sereno ?
COMMENTO2. La chiesa cattolica è sicuramente favorevole a questo stato di cose perché non combatte il capitalismo che rappresenta il male principale del mondo.
COMMENTO3. Sono quattro anni – dall'estate del 2008 con il caso Lehman Brothers – che è scoppiata la crisi finanziaria del capitalismo mondiale e non è cambiato nulla, cioè sono aumentare le tasse ma il debito pubblico italiano ha continuato ad aumentare (adesso sfiora i duemila miliardi di euro…)
COMMENTO4. Questa situazione economica criminale della società italiana che costringe gli schiavi alla precarietà dell'esistenza, mi ricorda un episodio occorsomi in Marocco nel luglio del 1979. Alloggiavo con mia moglie in un albergo centrale di Rabat: avevamo a disposizione un appartamento che costava meno di una stanza spagnola (I marocchini possono avere più mogli e quindi a loro non basta una singola stanza. In Europa questi appartamenti alberghieri li chiamano suite). Al mattino, presso l'entrata secondaria dell'albergo, c'era una fila di uomini che aspettavano di essere chiamati per un lavoro giornaliero. In Italia stiamo arrivando alla situazione marocchina di oltre trenta anni fa... e queste le chiamano riforme...



Marocco, luglio 1979  -  Valentino ed Anna nelle campagne presso Marrakech.

Bussolengo, 28 giugno 2012
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I  MAGNIFICI  DIECI
Come ogni anno i Periti aziendali e corrispondenti in lingue estere diplomatisi nel 1967 (Giovanna qualche anno dopo) a Sanremo nella sede coordinata dell'ITC "G. Ruffini" di Imperia si sono ritrovati per festeggiare i bei tempi della scuola superiore.
Sembra impossibile, ma sono già trascorsi 45 anni da quel giorno eppure si sta sempre bene insieme, anzi, è ancora meglio perchè possiamo cenare in compagnia senza problemi ora che siamo tutti pensionati (escluso Gaspare).
Siamo cambiati ma fondamentalmente siamo rimasti gli stessi. Quello che mi piace di più è che siamo un gruppo di bravi ragazzi e ragazze che si sono comportati onestamente durante la propria esistenza ed ora possono guardarsi in dietro ed in avanti con soddisfazione.



Venerdì 31 agosto 2012  -  Ristorante Byblos di Ospedaletti.
Da sinistra a destra: Franco Alberti, Giordano Massini, Silvana Lugarà, Valentino Giacomazzi, Pierangelo Franceschi, Giovanna Arrigo, Rita Serafini, Gaspare Dato, Sergio Morganella e Silvana Lorenzetti.

P.S. Quest'anno hanno presenziato anche Franco Alberti (bancario e grande giocatore attaccante di calcio: tutti lo volevano in squadra perché scartava meglio del futuro Maradona) e Silvana Lorenzetti (docente di Inglese) pur risiedendo il primo ad Imperia e la seconda a Torino.

Ospedaletti, 31 agosto 2012
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ANNIVERSARIO
Ciao papà

Valeggio sul Mincio, 23 settembre 2012
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GAUDENTI
        
Pregaudenti: Anna e Valentino

  
Postgaudenti: Rosalia, Anna, Valentino e Franco
Cena in allegria a base di cacciagione (cervo, capriolo, cinghialetto, fagiano e pernice) innaffiata con prosecco riserva, amarone e recioto, più il resto...
COMMENTO. Non è facile trovare un ristorante dove abbiano selvaggina selezionata in tutte le portate e dove la cucinino superbamente.

Caprino Veronese, 20 ottobre 2012
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ANTENATI
Giacomazzi Ottavio
Giacomazzi Ottavio: mio nonno "Ciodo".
Affi, 13 novembre 2012
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NATALE.  PRANZO  IN  FAMIGLIA
MENU DI NATALE 2012
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Salmone affumicato scozzese
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Gnocchi del malghese "col cuciar"
Tortelli di zucca dei Gonzaga
Spaghetti alla chitarra con salmone
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Dentice al forno su letto di patate, funghi e pomodoro
Verdure con olio d'oliva del nostro giardino
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Sorbetto al limone
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Anatra ripiena e patate arrosto
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Panettone di pasticceria
Budino al cioccolato al gusto arancia

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Frutta
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Caffè e liquori
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Vini:
Custoza brut
Cava brut di Requena
Garganega passito di Caprino Veronese

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Anna la mia cuoca preferita.

Caprino Veronese, 25 dicembre 2012
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EXTREMO  DIE  ANNI

CENONE DI SAN SILVESTRO - MENU CASALINGO
Cozze gratinate
Fiori di zucca in pastella
Alici impanate
Raviolini al pesto genovese
Pesce di san Pietro
Rombo
Gamberoni al sughetto
Astice
Insalatina
Zucchine trombette
Frutta
Panettone
Champagne

ULTIMO COMMENTO GASTRONOMICO DELL'ANNO. Il menu di pesce è molto più saporito nelle località di mare che non in montagna.

   
Astice  -  Dolcenera  -  Fuochi artificiali
Sanremo, 31 dicembre 2012
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TORRI  DEL  BENACO
   
Vale, Anna, Rosi, Franco
Torri del Benaco, 21 gennaio 2013
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NONNI  MATERNI


Giacomazzi Ottavio di Angelo e Anacleta  ed  Ida Corazza di Francesco e Carolina
Ghedi, 21 giugno 2013
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Anche quest'anno gli ex studenti del corso per Periti aziendali e corrispondenti in lingue estere della gloriosa sede sanremese di Corso Felice Cavallotti si sono riuniti per un convivio al Byblos di Ospedaletti. Abbiamo cenato bene a base di pesce (con musica dal vivo) anche se il Sauternes del 2000 non era stato conservato in cantina...
E' un piacere ritrovarsi ancora insieme dopo mezzo secolo, ma siamo inossidabili e le ragazze sono sempre meglio. Il nostro istituto non era affollatissimo e perciò ci conoscevamo tutti e formavamo un bel gruppo affiatato. Non ci davamo tante arie come in certi ambienti scolastici e non ce le diamo nemmeno adesso: eravamo e siamo contenti della nostra vita perché pensiamo positivo senza confronti o invidie ed abbiamo fiducia nei nostri amici. Non so quanti sono i compagni di classe che si riuniscono ancora dopo cinquant'anni, ma quelli che lo fanno come noi si divertono.


(in piedi da sn) Rita Serafini, Silvana Lorenzetti, Pierangelo Franceschi,  Silvana Lugarà, Sergio Morganella, Giovanna Arrigo, Giordano Massini e Rosalba Bastino "Baby"
(seduti da sn) Valentino Giacomazzi, Danilo Moschetti e Vincenzo Buscaglia
Ospedaletti, 23 agosto 2013
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ANNIVERSARIO


Caprino Veronese  -  Salone riservato di Villa Cerere, 4 settembre 2013  -  Valentino ed Anna
Sono passati 37 anni, ma siamo ancora qui.

Affi, 4 settembre 2013
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SANREMO,  VIA  MARTIRI  DELLA  LIBERTA'  19
PER  NON  DIMENTICARE

Quando venni ad abitare a Sanremo nel 1955, alloggiammo nel condominio di via Martiri della Libertà 19 che ora ha assunto il n. 27 per effetto della costruzione del mercato annonario coperto.
Andammo ad abitare al primo piano, mentre al piano terreno rialzato abitava una signora anziana molto elegante che non amava i bambini: di cognome si chiamava "Giovannelli Goccia D'Oro" ed effettivamente si ornava d'oro. Dopo un anno o poco più si trasferì e venne ad abitare al suo posto la signora Anna Sprechtnauser, una bella cinquantenne di Merano (credo separata). Questa attivò una pensione e venne a vivere con lei il signor Gino Rambaldi che è deceduto due anni fa all'età di quasi cento anni. Gino faceva il pasticcere in via Palazzo. Liquidò Anna e sposò una sua commessa molto più giovane dalla quale ebbe due figli altissimi (presero dalla madre).
All'ultimo piano abitava la famiglia Saccone. Lui faceva il croupier ed avevano un cane boxer che usciva da solo per fare i bisogni (non c'era l'ascensore che hanno costruito quando hanno sopraelevato un attico...Cavaliere e l'idraulico poliomelitico che forse si chiamava Grimaldi). C'era anche Sandra Saccone che aveva due anni più di me e che andò ad abitare a Savona. Ora ha venduto il doppio appartamento che aveva ereditato con la sorella.
Al terzo piano c'era Ennio Begnardi che sposò una negra più bella di Naomi Campbell che però lo lasciò.
Al secondo piano c'erano i coniugi Gaggero Carlo e Celloni Serafina, che sono morti senza figli.
Al primo piano, accanto a noi, c'erano la signora Salino (che cucinava fantastiche patelle...) ed il signor Frediani, un anziano rientrato dagli U.S.A. Questi si mise a convivere con una brunetta separata che di notte lo rimproverava... però la lasciò erede dell'appartamento che poi comperò mio padre per allargarci visto che eravamo in sei. La "vedova" si consolò con un altro vecchio che faceva il giornalista ed abitava ad Arma di Taggia (cercava sempre eredità).
Negli anni '70, nell'attico venne ad abitare un bancario (Semeria) con una bella moglie bionda dalla quale si separò (d'inverno indossava una pelliccia di leopardo). Si mise con una bella entreneuse bruna (frequentava i night club) dalla quale ebbe anche un figlio (poverino).
Mi accorgo che le famiglie regolari, anche anni fa quando non c'era il divorzio, erano più o meno la metà.
Dopo Ennio, sono io il più vecchio originario del palazzo (c'è gente più anziana, ma è venuta ad abitare nel condomio dopo di me). Significa che gli anni passano anche per me, ma non mi intristisco: Gi.De.So., che ha settant'anni, si diverte come un ragazzo...  
Ospedaletti, 8 agosto 2014
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XXXVIII  ANNIVERSARIO

       



Peschiera del Garda, 4 settembre 2014
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SELTSAM,  IM  NEBEL  ZU  WANDERN !

E' il primo verso della poesia Im Nebel di Hermann Hesse (composta nel novembre del 1905) che studiai durante il corso di tedesco (credo con la savonese prof. Frumento) cinquant'anni fa a Sanremo e che mi sovviene ogni volta che vedo la nebbia. Recita così:

Im Nebel

Seltsam, im Nebel zu wandern!
Einsam ist jeder Busch und Stein,
Kein Baum sieht den anderen,
Jeder ist allein.

Voll von Freunden war mir die Welt,
Als noch mein Leben licht war;
Nun, da der Nebel fällt,
Ist keiner mehr sichtbar.

Wahrlich, keiner ist weise,
Der nicht das Dunkel kennt,
Das unentrinnbar und leise
Von allem ihn trennt.

Seltsam, im Nebel zu wandern!
Leben ist Einsamsein.
Kein Mensch kennt den andern,
Jeder ist allein.

Non la traduco perché perderebbe musicalità.
A proposito della prof. Frumento: era piccola, esigente e non bellissima. E' stata importunata da quel preside terronico scemo che era Carella. Dico scemo sia perché era un dolicocefalo (testa piatta con capelli rasati) e perché, a causa del suo comportamento nei confronti delle supplenti e delle impiegate, è stato allontanato da Sanremo.
Anche oggi Im Nebel mi è venuta in mente mentro ero ai laghetti di Colà di Lazise.

   Colà di Lazise    Colà di Lazise
Colà di Lazise  -  Valentino ed Anna nella nebbia mattutina. Ore 10:21 e 10:48

Colà di Lazise
Colà di Lazise - Ore 11:25

Colà di Lazise
Colà di Lazise - Ore 13:35

A mezzogiorno la nebbia si è diradata e così abbiamo pranzato in costume sulla terrazza.
C'erano quasi esclusivamente ragazzi provenienti da fuori provincia. Gli anziani latitavano: mia moglie insinua perché non sanno nuotare... io invece sostengo che la causa è da ricercarsi nella pigrizia e nella perdita del senso estetico, mentre i giovani sono energici ed amano il bello: non vanno né nelle stamberghe né nelle brughiere.

Colà di Lazise, 21 dicembre 2014
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NIZZA
Avendo abitato per molti anni a Sanremo che è vicina alla Francia, ho una certa affinità emotiva con questa nazione. Ho cominciato da bambino durante le vacanze estive quando accompagnavo i miei genitori a XXMiglia per il mercato del venerdì che durava tutto il giorno. Nella pausa pranzo andavo nei giardini a giocare con altri bambini del luogo. Una volta si unirono due bambine francesi che erano sorelle. Quella molto carina della mia età (circa nove anni) mi chiese se volevo essere fidanzato di sua sorella che avrà avuto un anno o due di più. Sia perché era soltanto di bellezza normale sia perché non capivo cosa comportasse essere fidanzati, declinai l'invito. Ero proprio ingenuo...! Ora sono cresciuto... ma certe occasioni non si presentano più... Altra opportunità persa per la mia ingenuità si presentò qualche mese dopo quando la figlia quindicenne del vicino macellaio sanremese di via Martiri volle appartarsi con me sul divano posteriore in pelle color crema della Fiat Pininfarina decappottabile di mio padre che era coperta da una tenda stesa ad asciugare... bella ragazza ma non era francese. E poi non ho mai gradito l'intraprendenza femminile: mi blocca. Mi fermo qui anche perché mi accadde pure da adulto ! Però mi vien da sorridere con queste vicende le quali dimostrano che le femmine non sono tanto sesso debole..., mentre io pensavo che fossero timide e difficili da conquistare e che non ci stessero... Poi scoprii che non tutte le donne sono uguali, ma quelle che dimostravano di starci subito non mi piacevano: ci vuole un po' di resistenza ! Altrimenti non c'è gusto... Vorrei aggiungere dei particolari, ma sono ancora troppo giovane per scrivere le mie memorie riguardanti donne che ho frequentato e che ora sono sposate (ma in gran parte sono rimaste nubili) e che ricordo tutte con immutata simpatia. Debbo dire che non ho mai litigato con loro e non mi rendevo nemmeno conto che mi relazionavo contemporaneamente con altre di Sanremo, di Trento, di Verona, di Ivrea, di Roma, di Venezia... Soprattutto non c'era il telefonino. Il cellulare ha rivoluzionato le relazioni amorose: sei sempre raggiungibile.
A proposito di raggiungibilità telefonica, mi viene in mente una barzelletta spinta per adulti: "[Segretaria belloccia al telefono] Sì caro, vengo appena il capo ufficio esce.". Il telefono è meglio lasciarlo a casa (io ne ho tre [per sicurezza]).
P.S. A nove anni non ero ancora pronto per i piaceri dell'amore... ma le ragazzine maliziosette sì.

Nice (France), 30 décembre 2014
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ESTATI  BRAGAROLE
Negli anni 1963/3 trascorrevo il mese di agosto a Braga, frazione collinare di Caprino Veronese, con mia nonna Teresa e mio fratello Italo. Alloggiavamo nella casa che mia nonna aveva comperato negli anni '30. Venivano a Braga anche molti mantovani che avevano radici locali e che si erano traferiti alle basse. Erano soprattutto giovani come me che godevano delle vacanze scolastiche o che già lavoravano nelle aziende agricole dei propri genitori. Formavamo una bella compagnia che si integrava con i giovani bragaroli. Tutte le sere ballavamo in Braga de soto da Tenaja ed in Braga de sora nel cortile davanti alla casa dei Tonini. Quante amicizie e quante passioni sono nate ballando ! Se una ragazza accettava di ballare significava che le piacevi ! Ballavamo soprattutto lenti, ma anche cha cha cha, tanghi, valzer, rock and roll e twist (la mia specialità: riuscivo a scendere con la schiena ad una ventina di centimetri da terra). Alcune canzoni di quel biennio favoloso che ho ballato guancia a guancia scoprendo il mondo degli affetti e che mi sono rimaste nel cuore sono:
- Adriano Celentano: "Sei rimasta sola"  -  File MP3
- Mina: "Il cielo in una stanza"  -  File MP3
- Los Marcellos Ferial: "Cuando calienta el sol"  -  File MP3

Posso dire a posteriori che vivevamo come recitano i versi della "Canzona di Bacco" di Lorenzo de' Medici:

Quant’è bella giovinezza

che si fugge tuttavia!

Chi vuol esser lieto, sia:

del doman non c’è certezza.


Però ora, che sono passati tanti anni, propendo per i versi della poesia "Jaufré Rudel" di Giosuè Carducci:

Contessa, che è mai la vita ?
E' l'ombra di un sogno fuggente.
La favola breve è finita.
Il vero immortale è l'amor.
 
Verona, 29 aprile 2015
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COMPLEANNO
Mia figlia, per il suo XXXI compleanno, ha ricevuto quasi sessanta auguri via Facebook, una ventina di messaggi ed una decina di telefonate, oltre agli auguri verbali di colleghi, collaboratori e persino pazienti (hanno letto i diplomi esposti in sala d'attesa). La nonna è stata la più mattiniera... Non sono mancate le torte (preparate dalla mamma) negli ambulatori e ci saranno anche cene e pranzi di fine settimana con gli amici (i quali si chiedono se festeggi i 21 o i 31...). Io ho preferito offrirle una cena dopo la giornata di lavoro festeggiando gastronomicamente anche me stesso...
       
Spaghetti allo scoglio, gamberoni e grigliata (senza seppia)


Vinho do Porto

Fra vino, Grand Marnier (nel gelato), passito, Porto, whisky (nel caffé), Anima Nera e limoncello ho speso un patrimonio...

Bardolino, 7 maggio 2015
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COMPLEANNO
Auguri mamma.
Garda, 10 aprile 2015
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APPROCCI
Non ricordo bene come abbordavo le ragazze, salvo il caso curioso rammentatomi da un'amica.
Era estate e mi trovavo sulla sanremese spiaggia dei Tre Ponti. Vidi una bella ragazza soda abbronzata con folti capelli neri ricci e, alla Buscaglione, "Ci penso sopra e poi decido che mi va". Mi avvicino a lei - eravamo in piedi in costume da bagno - e le chiedo: "Credi in Dio ?" . E' andata bene.
PS1. Le mie coetanee apprezzano i complimenti leoncavalleschi tipo: "Ove non sei la luce manca. Ove tu sei nasce l'amor", ma dopo, se sposate, fanno le clarisse.
PS2. Ieri ho ricevuto due complimenti.
-  Il primo da S.: "Ti vedo ringiovanito: complimenti !". Gli dico che sono semplicemente dimagrito. Siccome ero con la sacca da ginnastica mi domanda "E' perché fai sport ?". Rispondo: "No, mangio meno..." ed aggiungo ricambiando: "Ti vedo in forma. Sei inossidabile."
-  Il secondo dalla mia coetanea V. divorziata che vedendomi arrivare la sera in maglioncino di cachemire non mi riconosce. Allora la saluto e lei sorpresa mi dice: "Mi domandavo chi era quel bel giovanotto...". Rispondo accarezzandola: "Grazie sei bella soprattutto tu che hai una pelle bellissima...".
COMMENTO. Qualche complimento reciproco non fa male.
Garda, 10 aprile 2015
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CENA  DELLA  CLASSE  '47

Ivana senior ed Ivana junior


Gabriella in trance e Vale
Caprino Veronese, 23 maggio 2015
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I  MAGNIFICI  UNDICI  2015
Come tradizione, anche ieri sera i Periti Aziendali e Corrispondenti in Lingue Estere diplomatisi nel 1967 a Sanremo (sede staccata del "Ruffini" d'Imperia) si sono riuniti per festeggiare l'amicizia ed i gloriosi tempi della scuola. Sono trascorsi quasi cinquant'anni eppure siamo ancora in forma, specialmente le ragazze che sono sempre di classe e fascinose.

Byblos Ospedaletti 2015
Da SX: Silvana Lugarà, Danilo Moschetti, Pierangelo Franceschi, Raffaella Sappia, Giordano Massini, Valentino Giacomazzi,
Ivana Pesante, Giovanna Arrigo, Mario Alborno, Silvana L. e Sergio Morganella
Ristorante "Byblos" di Ospedaletti (Imperia), 27 agosto 2015 
Sanremo, 28 agosto 2015
I  MAGNIFICI  UNDICI  2015  BIS
Ovviamente nelle nostre riunioni siamo un po' goliardi:
Pierangelo, Ivana, Giordano e Raffaella in "Attesa delle portate"
Ivana, Giordano, Valentino e Raffaella in "Attesa portate bis"
Giunti al secondo, Raffaella si pregusta la grigliata, Giordano il suo piatto vegano ed Ivana guarda speranzosa verso la cucina... "Grigliata"
Coppia beata "Valentino ed Ivana"
Coppia felice "Silvana e Valentino"

Coppia misteriosa "Sergio e Silvana L."
Sanremo, 29 agosto 2015
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BAMBINO  DI  8  ANNI  LAVORA  IN  FABBRICA
Desta scalpore la notizia che ad Olgiate Olona un bambino cinese di otto anni lavori nella fabbrica di assemblaggio pelletterie dei propri genitori.
Perché in campagna i figli non aiutano forse gli adulti rastrellando, raccogliendo, trasportando e pulendo ?
Anch’io da bambino ho vissuto un’esperienza simile. Nel 1955 (avevo otto anni da poco compiuti) la mia famiglia si trasferì da Pozzolo (frazione di Marmirolo) a Sanremo. Partimmo, con la Fiat Pininfarina che mio padre aveva appena comperato permutando il proprio camioncino, nel primo pomeriggio del mese di marzo ed attraversando (senza autostrade che non c’erano) paesi, città, montagne e percorrendo tutta la Riviera di Ponente alle prime luci dell’alba del giorno seguente giungemmo a Sanremo in Via Martiri della Libertà 19. Attendemmo che il signor G. si svegliasse e ci desse le chiavi di casa (per i primi tempi eravamo in affitto, poi la comperammo con i negozi sottostanti). Nel frattempo scopersi un mondo diverso: c’erano tutti palazzi e le camalle che scendevano dal Borgo dirette al mercato con le ceste di frutta e verdura sulla testa impressionandomi.
Subito mio padre mi “impiegò” nell’attività di chierichetto. Verso le 5:50 mi svegliava per andar a servir la messa-prima delle 6:15 a San Siro. Il risveglio non era dei migliori: o le dita gelate giù per il copin oppure le coperte volavano (non si usava il pigiama). Al ritorno da messa verso le 6:45 lo aiutavo a caricare la macchina ed il pomeriggio facevo qualche consegna ai negozi sanremesi di generi alimentari. Certe volte partivo con mezza forma di parmigiano appoggiata sul fianco sinistro e salivo per le scale di San Giuseppe fino alla Madonna della Costa dove c’era il negozio di un cliente. Non parlo dei trasporti dalla stazione ferroviaria né dei mercati del venerdì pomeriggio a XXmiglia né del lavoro estivo. Credo ce ne sia abbastanza per affermare che anch’io sono stato un bambino cinese.
PS1. Non me la prendo con mio padre che lavorava anche la domenica (andava a Ceriana a fare il mercato): erano i tempi... bisognava lavorare tutti per "guadagnare fin che si può perché i tempi possono cambiare..." Inoltre mi è venuta un'energia tale che anche da adulto e da non più giovane ho continuato ad essere attivo fisicamente ed intellettualmente (non guardo mai la TV se non per cinque minuti...): università, pianoforte, manutenzioni, palestra,...

PS2. Per non parlare poi, ai tempi delle superiori, di quando andavo a letto alle 14 per svegliarmi alle 22 per studiare tutta la notte nel silenzio le materie del tecnico commerciale e quelle del liceo classico. - Dovrei scrivere un libro di memorie, ma è prematuro: ho ancora tanti obiettivi da realizzare...
Bardolino, 10 settembre 2015
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SGUARDO  TER  -  Universitas tridentina
Ricordando i miei "concorrenti" universitari sociologi trentini, debbo dire che erano piuttosto "andanti": trascurati (indossavano cadenti eskimo invece di montoni), calzavano scarponi alla Che Guevara, avevano la barba non curata, fumavano Nazionali semplici (ma cercavano di scroccare Marlboro) e le pochissime auto che possedevano erano le Dyane (escluso il mio amico René che aveva la Mini). L'unico decente in tutta la facoltà era il purtroppo futuro morto ammazzato Mauro Rostagno (per citare un famoso), gli altri erano bruttotti a livello di Marco Boato e Renato Curcio. Le poche donne erano quasi tutte al loro livello.  E' per questo motivo che il mio gruppo bazzicava fra le non universitarie fino in provincia di Bolzano.
A proposito di altoatesine, ricordo un episodio relativo a due ragazzine di Merano che imbarcai su iniziativa del mio amico triestino (a me non garbavano le minorenni). Eravamo nei pressi di Vilpiano quando le due manifestano un bisogno fisiologico. Allora mi fermo sul ciglio della strada. Scendono ed attaccate alla macchina si calano le mutande e fanno i loro bisogni. Mi è passato qualsiasi appetito sessuale...!
Affi, 17 settembre 2015
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SGUARDO  BIS  -  La Torbolese
Ripensandoci, non sempre le donne più vecchie di me erano tristi e disperate, per esempio la fascinosa sanitaria Torbolese (aveva dieci anni più di me ed era ancora nubile) era una donna amante della vita e con lei mi sono divertito moltissimo. Era bellissima (un vero schianto) ed assomigliava a Rachel Welch con qualche lentiggine alla Bo Derek e l'altezza e la sensualità di Gloria Paul.

Rachel Welch
Quando passeggiavamo a braccetto per le strade di Trento, la gente si girava a guardarci con ammirazione, penso perché eravamo una coppia alta ed elegante difficile da incontrare. Frequentavamo ristoranti e soprattutto alberghi (ho sempre fatto arricchire gli operatori turistici) ed una volta in un hotel di Mezzocorona ho smarrito e non ritrovato... ma mi fermo qui. Aggiungo che non so bene perché avesse scelto me fra le centinaia di studenti universitari che giravano per Trento* (in effetti l'ho sottratta ad un amico senza macchina che l'aveva però appena conosciuta [lei non era studentessa]) ed alla fine (me n'ero andato a Sanremo per le vacanze estive) non voleva mollarmi: ho passato dei momenti molto difficili ed imbarazzanti perché aveva coinvolto anche i miei genitori, ma, sistemata la questione, al ritorno a Trento non l'ho più rivista. - Le difficoltà relazionali fanno parte del gioco finale dell'amore. Io non l'avrei lasciata, ma non potevo sposare una donna molto più vecchia di me. Per fortuna quando si è giovani, come cantava Françoise Hardy,  "Le ferite d'amor non durano che soltanto una sera". Sebbene con il brivido, mi resta un magnifico ricordo: "Come si possono dimenticare i fantastici momenti trascorsi con una donna meravigliosa più fantastica di Rachel Welch ?". Però attenti alle Trentine: non è l'unica che ha cercato di incastrarmi...!
P.S. Meno male che qualche anno dopo Anna mi ha salvato da quel mare di donne nel quale allegramente sguazzavo e dove però rischiavo di annegare...! Come diceva mio padre: "L'è mei nàser fortuné che siur."
Garda, 15 settembre 2015
* Forse rappresentavo la soluzione ottimale dei suoi problemi (fisico decente, istruito e benestante), ma ero troppo giovane per lei: dovevo ancora finire di studiare, fare il servizio militare, trovare un lavoro [non ci pensavo affatto: il lavoro è tempo perso], ecc.  - Le donne facilmente travisano le situazioni: fanno diventare i desideri realtà perché leggono troppi romanzi e vedono troppi film.
Sant'Ambrogio di Valpolicella, 15 settembre 2015
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SGUARDO
Se guardo una mia fotografia come quella di Sainte-Maxime capisco perché quando in piazza San Siro a Sanremo incontrai dieci giorni fa una circa settantenne magra e curva accompagnata per braccio dalla figlia abbia affermato parlando fra sé e sé "Occhi da diavolo". Siccome mi guardava capii che si riferiva a me, allora mi avvicinai e lei sorridendo corresse il tiro aggiungendo "Occhi furbi". La salutai e le chiesi se ci conoscevamo perché era un viso che mi ricordava vagamente qualcuna. Lei disse: "Quando eravamo giovani". Io ribadii che lo eravamo ancora... e facemmo qualche altra battuta.
COMMENTO. Era un tipo simpatico ma non uscimmo insieme... troppo vecchia e ossuta !
PS1. Non è che non abbia mai frequentato donne più vecchie di me, anzi, ma lo facevo solo per provare emozioni particolari con donne vissute con le quali non era necessario battagliare, ma mi hanno sempre deluso. Non avevano la passione delle giovani: erano spente e senza speranze. Non volevano illudersi: erano coscienti che io andavo con loro solo per passatempo e che con me non avrebbero avuto prospettive di lungo periodo. - Ora che ci ripenso, di accorgo che erano tristi e disperate però spero che con me abbiano trascorso qualche momento felice.
PS2. A proposito dello sguardo: io sono tranquillissimo, sono le donne che guardandomi hanno un po' di timore (infondato) di non so che, anche perché voglio bene a tutte...
Affi, 14 settembre 2015
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COMPLEANNO
   
Verona - XCI compleanno di Rosy
1) Rosy con i maschi della famiglia (Alberto, Alessandro, Valentino e Riccardo)
2) Rosy in procinto di spegnere le due... candeline della torta e con Anna
3) Rosy con le femmine della famiglia (Anna, Elisa ed Arianna)
Verona, 8 dicembre 2015
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PRANZO  DI  NATALE
          
Parco e casereccio.
Natale 2015
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OSTRICARO
Credo siano pochi coloro i quali mi battono in fatto di osctriche, anche perché aprirle non è sempre agevole (meglio il ristorante, ma non ci sono le perle...)

 Ostricaro colto in flagrante apertura...

A proposito di ostriche: le conchiglie vanno nel "secco" o nell' "umido" ? Io propendo per la prima alternativa.
Affi, 24 dicembre 2015
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SOLE  E  MARE

Sanremo - Mare antistante ex stazione (E' rarissimo d'inverno trovare un mare così calmo)


Accaldato accecato dal sole
Sanremo, 28 dicembre 2015
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COMBIEN  DE  GENS  Y  AT-IL  DANS  LA  RIVIERA  DES  FLEURES
Mai vista tanta gente come oggi a Sanremo. In corso Matteotti questo pomeriggio per passare bisognava spintonarsi. Ma andiamo con ordine.
Matinée

Sanremo - Swing Corner in piazza Borea d'Olmo con Joanna Rimmer

Midi 

Sanremo - Ristorante dei Bagni Nettuno (cuniggiu alla sanremasca)  

  
Sanremo - Caffé sulla spiaggia dei Bagni Nettuno

Après-midi


Sanremo - Bougainvillea in Corso Imperatrice


Sanremo - Ipomea sul lungomare di Corso Imperatrice

  
Sanremo - Poggiolo di via Pietro Agosti - Aeonium Arboreum e Carpobrotus Edulis
 
Soirée

Sanremo - Fumatore africano di pipa in avorio, prima metà XX secolo, altezza 18 centimetri
Provenienza: mercato antiquario Palafiori


Sanremo - Fruttiera ceramica toscana, inizio seconda metà XX secolo, diametro 50x40 centimetri
Provenienza: mercato antiquario Palafiori
Sanremo, 27 dicembre 2015
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ABBRONZATURA  RESISTENTE

Terme di Colà di Lazise, 31 gennaio 2016

Sebbene vada in piscina due volte alla settimana e resti a "mollo"
nell'acqua calda ogni volta per due ore, qualche residuo consistente di abbronzatura permane.
Colà di Lazise, 31 gennaio 2016
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COMPLEANNO
Non si sfugge ai compleanni, però ci si può consolare.
       
Anna festeggiata mane e sera


Ovviamente ho partecipato molto volentieri
Bardolino, 7 luglio 2016
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LE  MAGNIFICHE  COMPAGNE  DI  SCUOLA

Come ogni fine agosto abbiamo festeggiato in compagnia i simpatici momenti scolastici di Corso Cavallotti anni '60

Silvana L., Ivana Pesante, Raffaella Sappia, Rita Serafini, Danilo Moschetti, Silvana Lugarà, Grazia Verde
Valentino Giacomazzi, Pierangelo Franceschi, Sergio Morganella e Giovanna Arrigo

A quasi cinquant'anni dal conseguimento del diploma di Perito aziendale e corrispondente in lingue estere, la voglia di stare allegramente insieme - come giovani studentelli - continua.

Ulteriori foto da 20Mpx: P1002866
P1002867, P1002868, P1002871, P1002873, P1002879,
                                          
P1002890, P1002898, P1002900, P1002903P1002905, P1002907

Ospedaletti, 25 agosto 2016
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FINE  DELLA  VACANZA  SANREMASCA


Sanremo  -  Anna sulla pista ciclopedonale di Corso Imperatrice

  
Sanremo  -  Bagni Netturno  -  Vale con costume "sardo"

Sanremo, 31 agosto 2016
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40°
     
Bardolino  -  Festeggiamento e ricordino rubino

Al ristorante è stata una serata simpatica perché attaccata al nostro tavolo c'era una coppia di tedeschi abituali frequentatori del lago di Garda che parlavano un po' di italiano, i quali ci hanno chiesto informazioni sul "lavarello" e chiacchierando Anna ha detto che stavamo festeggiando il XL anniversario di matrimonio e loro avevamo da poco festeggiato il XLIV. Io ho aggiunto sorridendo che mi sono sacrificato per quarant'anni... ma la tedesca ha replicato che stando con Anna avevo perso i capelli... similmente a suo marito che stava con lei da quasi mezzo secolo...(*). Quando ci siamo accomiatati ho augurato loro "Guter Urlaub" (buona vacanza) e loro ci hanno augurato "Viel Glück" (buona fortuna).
(*) Ci sarebbe da raccontare una barzelletta erotica a questo propostito, ma non è il caso... anche perché la tedesca sicuramente si riferiva alla saggezza.

ETERNI FIDANZATI. I giovani tedeschi hanno introdotto un nuovo e diffuso sistema relazionale alternativo al matrimonio: si frequentano (molto intimamente senza prolificare) ma ognuno abita per conto proprio.
Bardolino, 4 settembre 2016
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MUSICA "ROMANO-LAZIALE"

Roma - Palazzo Doria Pamphilj - Concerto di musica rinascimentale
I due concertisti stanno suonando musiche di Giovanni Pierluigi da Palestrina


Albano Laziale - Concerto della banda locale diretta dal maestro e compositore Fulvio Creux
Mi sono commosso perché hanno suonato brani della Grande Guerra mentre scorrevano immagini tragiche relative al periodo e mi sovvenivo di mio nonno Valentino che è morto nel 1917 in Val Lagarina nei pressi di Rovereto
(nel registro militare dei caduti in guerra risulta erroneamente essere morto a Castion di Strada (Udine))
(Sono sicuro del luogo della morte perché mia nonna Teresa andò a ritirarlo presso Rovereto)
Fulvio Creux, già direttore della banda nazionale militare, ha diretto l'esecuzione di due sue composizioni:
"Scarpe al sole" ed "Elegia per Gorizia" recentemente eseguite a Gorizia nel centenario della sua liberazione
(Gli alpini usavano l'espressione "scarpe al sole" quando uno di loro cadeva
ucciso dal fuoco nemico austriaco e mostrava le suole)

Ecco la scheda militare di mio nonno Valentino di cui ho rinnovato il nome

SCHEDA DEL CADUTO

Nominativo (e paternità): GIACOMAZZI VALENTINO DI ANGELO
Albo d'Oro: Veneto III - (Vol XXVIII) (29)
Province: PD - RO - VR
Pagina: 286
Sub in Pagina: 7
Comune nascita: Caprino Veronese
Data nascita: 16 Ottobre 1884
Grado: Sergente
Reparto: 121 Reggimento Fanteria
Distretto: Distretto Militare Di Verona
Morto o Disperso: Morto
Data Morte: 19 Maggio 1917
Luogo Morte: Castion Di Strada
Causa Morte: Ferite Riportate In Combattimento
Decorazioni:

Roma, 12/13 novembre 2016
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FOTO  DA  UN  COMPLEANNO

      
La 92enne è quella di sinistra...


Madre con figlia e due nipoti


Verona, 8 dicembre 2016
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VETUSTA  IMAGO

Firenze 1965 - Luigina e Valentino in gita scolastica
Affi, 10 gennaio 2017
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AI  FRANCESI  "TIRA  MINGA..."
Il neoeletto presidente della repubblica francese Emmanuel Jean-Michel Frédéric Macron è nato il 21 dicembre 1977 (ha quindi 39 anni), mentre la moglie menopausata (divorziata con tre figli) Brigitte Trogneux è nata il 13 aprile 1953 (ha compiuto 64 anni). Non devono essere molto cattolici sebbene Macron fosse alunno e lei insegnante di una scuola gesuitica...
Sessualmente 'sti francesi non valgono un cavolo (sono effeminati) tant'è che sono invasi da immigrati di tutto il mondo più arrapogeni di loro...
In Francia le donne hanno più iniziative dei maschi castratelli e finocchietti. Le prove di cronaca storica ?
Fin dagli anni '60 in Costa Azzurra vedevo circolare automobili francesi con la donna al volante e l'uomo poco virilmente seduto da passeggero.
Da bambino sono stato abbordato nei giardini di Ventimiglia da due francesine che volevano fidanzarsi con me e da un ciccione finocchio che voleva pesarmi.
A Sanremo René, figlio di vera puttana francese sfatta che aveva una camera in affitto in via Martiri, dietro i banchi del mercato ambulante voleva fare seghe agli amici.
CONSLUSIONE. Disprezzo abbastanza i francesi.
Verona, 19 maggio 2017
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UN  UOMO  FORTE  (?)
Mia moglie, chiacchierando con una vecchia cara amica che non incontrava da tempo, le ha riferito che sto per laurearmi in Beni Culturali. Allora l'amica le ha detto di farmi i complimenti ed ha aggiunto: "Valentino è un uomo forte".
COMMENTO. Non avevo mai ricevuto un apprezzamento simile che ovviamente mi fa piacere.

Bardolino, 1° giugno 2017
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DUE  GRANDI  VITTORIE
Lunedì scorso ho festeggiato il 41° di matrimonio...
Martedì scorso ad Imperia il giudice ci ha dato ragione: la tettoia abusiva della Giordano va demolita.

Assegno di rimborso concordato.
Garda, 8 settembre 2017

P.S.

Geometri e costruttori non sapevano che la tettoia deve stare ad almeno tre metri sotto la finestra ?
COMMENTO. L'edilizia è un mondo di delinquenti.
Bussolengo, 10 settembre 2017
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I  BAMBINI  NASCONO  SOTTO  I  CAVOLI  -  VERDURE  DI  STAGIONE  -  ESTETICA  QUOTIDIANA
Oggi ho comperato una cassa di cavolfiori di Viterbo ed una di peperoni rossi di Almeria perché erano molto convenienti (i peperoni ad € 1,00/Kg ed i cavolfiori ad € 0,50/Kg), anche perché mi è venuto in mente che i primi sono antitumorali ed i secondi antiossidanti.
Ho fatto presente questo fatto a mia moglie (per convincerla), la quale mi ha raccontato che mia madre il giorno nel quale sono nato (alle ore 23 del 6 gennaio) mangiò un intero cavolfiore.
COMMENTO. Ecco perché esiste il detto che i bambini nascono sotto i cavoli... [N.B. Nove mesi, recisione, ferro e vitamine].

Anche nelle faccende quotidiane occorre un briciolo di estetica: come nel cucinare velocemente un'orata o qualche peperone.
    
Negrar, 7 novembre 2017
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AUTOBIOGRAFIA:  BAMBINO  INCARICATO  DI  COMMISSIONI
Andando a comperare il giornale, mi è venuto in mente che da bambino a Sanremo, a circa dieci anni, avevo ottenuto l'incarico da parte della giornalaia di via Martiri della Libertà nei pressi di casa mia, di consegnare i giornali agli abbonati di via Pietro Agosti. Credo guadagnassi circa 50 lire che usavo per comperarmi i giornaletti. Facevo anche le commissioni alla signora Anna Sprechtenhauser (proveniente da Merano) che affittava camere al pianterreno: mi mandava all'Azienda di Turismo, a portare a spasso la bianca volpina Pucci oppure a comperare olio d'oliva sfuso in via Escoffier, dietro qualche raro compenso in caramelle. Ma le maggiori commissioni le facevo per mio padre che mi mandava a consegnare anche mezze forme di parmigiano ai negozi di alimentari come quello di Madonna della Costa: una bella fatica sia per la salita sia perché appoggiavo il lato lungo spigoloso della mezza forma su di un fianco (parte superiore dell'osso iliaco). Ovviamente non percepivo compenso alcuno perché era un dovere essendo mantenuto dalla famiglia: prendevo la mancia soltanto alla domenica.
Non mi dispiaceva fare le commissioni e non so perché le donne si affidavano a me senza che io mi offrissi di farle: forse vedevano che le facevo per mio padre.
Ho sempre lavorato fin da sette anni prima di recarmi a scuola (dopo aver servito Messa prima nella cattedrale di San Siro alle 6:15) ed il pomeriggio.
Singolare il fatto accaduto a circa quattordici/quindici anni quando chiesi il passaporto per recarmi in Spagna. Il giovane carabiniere o poliziotto mi domandò quale lavoro facessi (invece di chiedermi, vista l'età, se studiassi o se fossi già inserito nel mondo del lavoro), ed io che ero studente, risposi che come lavoro aiutavo mio padre in negozio, così sul passaporto scrisse: garzone. Ci rimasi molto male sia perché stavo frequentando le scuole superiori sia perché il termine garzone mi sembrava molto sminuente; ma i carabinieri ed i poliziotti sono intelligenti specialmente quelli giovani... altrimenti non farebbero quel lavoro...
P.S. Il lavoro, in senso lato, è nel DNA dei Giacomazzi (ramo Ciodi e Topini), tant'è che mio padre leggeva il giornale, si preparava da mangiare e spaccava vecchi mobili per ricavare pezzi di legno per il camino anche a novantasei anni. Mia figlia è una Giacomassi de soca perché lavora anche il sabato (mezza giornata) e talvolta la domenica per qualche urgenza. Infatti ella segue il motto di suo nonno Angelo: “Lavorare e guadagnare fin che ce n'è” (Lo diceva anche sua bisnonna Teresa che non ha conosciuto).


Bussolengo, 18 gennaio 2021
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ARCHIVIO  FOTO  PERSONALI
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